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Formula 1

F1, bisogna rassegnarsi: è un Mondiale a senso unico, Red Bull ha un divario ampio e di sicurezza

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Max Verstappen
Verstappen Eric Alonso DPPI IPA Sport

Se qualcuno si era illuso di assistere a una stagione combattuta dopo il Gran Premio d’Australia, è evidente come Max Verstappen e la Red Bull vogliano spazzar via qualsiasi dubbio relativo alla loro superiorità. Quanto accaduto a Melbourne, tracciato dove peraltro il binomio egemone ha faticato anche nelle precedenti stagioni, ha rappresentato verosimilmente un incidente di percorso.

Oggi, in Cina, l’olandese e il Drink Team hanno dato un fortissimo segnale agli avversari. Vittoria di prepotenza nella Sprint, con tanto di piccola (ma non banale) rimonta e pole position in assoluta scioltezza. Come se non bastasse, a sottolineare la supremazia della RB20, ci sono le prestazioni di Sergio Perez. Terzo nella mini-gara e secondo in qualifica.

Insomma, non c’è trippa per gatti. È una dinamica comune alla F1 quando il pilota migliore si trova per le mani la monoposto più competitiva e non ha un compagno di squadra alla sua altezza. È già successo in passato, sta capitando nel presente, si ripeterà in futuro. Niente di anomalo. Noioso, sicuramente, ma non inusuale.

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Cosa c’è di diverso rispetto a quanto visto con Nigel Mansell e Alain Prost con la Williams del 1992 e del 1993; con Michael Schumacher con la Ferrari del 2002 e del 2004; con Sebastian Vettel con la Red Bull del 2011 e del 2013; con Lewis Hamilton con la Mercedes del 2019 e del 2020?

Solo i piloti e i team in questione, per il resto non sta accadendo nulla di differente. Ci sono i momenti in cui qualcuno “balla da solo”. È il turno di Verstappen e della Red Bull (al secondo giro di giostra degli ultimi quindici anni). Tutto qua.

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