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F1, Lewis Hamilton e lo spettro del declino. In Cina deve dare un segnale, a sé stesso e alla Ferrari

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Lewis Hamilton
Hamilton Lapresse

Lewis Hamilton ha un rapporto controverso con il Gran Premio di Cina. Qui, nell’ormai lontano 2007, gettò letteralmente alle ortiche quello che avrebbe potuto essere un clamoroso titolo mondiale da rookie. Cionondimeno, il britannico si è successivamente rifatto a Shanghai, dove ha vinto ben 6 volte (più di chiunque altro).

Per il veterano inglese, l’edizione 2024 del rinato appuntamento cinese sarà però molto significativa sotto svariati punti di vista. Il primo è rappresentato dalla probabile pietra miliare che il Re Nero (invero detronizzato) è destinato a toccare domenica.

A meno di un clamoroso successo, il trentanovenne londinese arriverà a quota 50 gare di fila senza affermazioni. Un’enormità per chi, quando arrivava in doppia cifra, incappava in un’astinenza anomala! Però, dopo la vittoria conseguita a Jeddah il 5 dicembre 2021, il contatore si è inceppato.

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Non solo. Se si leggono i risultati di Hamilton dopo la piazza d’onore artigliata a Città del Messico lo scorso 29 ottobre, si riscontrerà come l’ordine reciti ottavo, settimo, nono, settimo, nono, ritirato, nono. Insomma, nessun ingresso nelle prime sei posizioni (la zona punti di un tempo che fu).

Ben 7 GP di fila senza piazzarsi nella top-six? Inaudito, neppure nei momenti peggiori del passato di Lewis! Insomma, l’unico uomo capace di superare il significativo traguardo dei 100 successi in F1 sta vivendo un periodo di assoluto anonimato. La Mercedes non sarà un granché, cionondimeno George Russell – di riffa o di raffa – ultimamente sta raccogliendo molto di più.

Si parla pur sempre del pilota che ha chiuso il 2023 al terzo posto nel Mondiale, dunque il migliore tra chi non ha guidato una RB19, però prima o poi la biologia presenta il conto. La parabola discendente può essere più o meno marcata e non è uguale per tutti, ma arriva.

Proprio per questo ci si aspetta un segnale da Hamilton in Cina. Prima di tutto per ricordare a sé stesso di essere stato quanto Max Verstappen è ora. In seconda battuta, per rincuorare chi ha deciso di investire su di lui nonostante stia per raggiungere la fatidica soglia degli “anta”.

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