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MotoGP, una folle Sprint Race lancia la fuga di Martin nel Mondiale. Bagnaia incolpevole, ma le qualifiche…

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Jorge Martin
Martin MotoGP.com Press

La pioggia caduta al mattino ha evidentemente sparigliato le carte nel sabato di Jerez de la Frontera. Magari non direttamente, ma a scoppio ritardato. Le insidie seminate dall’acqua mattutina si sono palesate prepotentemente nella Sprint, corsa sì sull’asciutto, ma con “trappoloni” disseminati in ogni dove sotto forma di chiazze umide o zone d’asfalto dall’aderenza nulla.

Un autentico campo minato, quello sul quale si sono confrontati i centauri oggi in Andalusia. I 12 giri della “loca” gara dimezzata hanno alfine premiato Jorge Martin, uno dei pochi capaci di evitare tutti i metaforici ordigni sparsi sotto l’asfalto. Bravo lui a restare in piedi e a porsi subito al comando, mettendo pressione a tutti gli avversari. Sarà anche per questo che qualcuno si è lanciato in un tentativo di sorpasso quantomeno “ottimista”, che ha portato alla caduta di Francesco Bagnaia?

Pur essendo uno degli undici piloti finiti a terra, il caso di Pecco è differente. Si è trovato nel posto sbagliato – fra la Ducati GP23 di Marco Bezzecchi e la Ktm di Brad Binder, quel “qualcuno” di cui sopra – nel momento sbagliato. Un incidente che costringe il Campione del Mondo in carica a fare i conti con un nuovo “zero” nella classifica iridata, il cui peso specifico è elevatissimo, poiché spinge il ventisettenne piemontese a -42 da Martin.

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Vedere sul gradino più basso del podio Fabio Quartararo (scattato dalla 23ma casella in griglia), capace di resistere nel finale al ritorno di Dani Pedrosa, rende doveroso rispolverare il proverbiale “la classe non è acqua”. Sono in tanti a segnare il passo oggi, ma sicuramente Bagnaia può recriminare più degli altri.

Vuoi perché il suo capitombolo non è stato figlio dell’aderenza infida, vuoi perché la pioggia ha mandato a carte quarantotto i valori partoriti dalla giornata di venerdì, al termine della quale Pecco era stato il migliore. In qualifica, invece, si è dovuto accontentare di una poco accattivante settima piazza.

Succede e fa parte del gioco. Cionondimeno, lo sport può essere come la natura. Talvolta non vince il più forte, bensì chi si adatta meglio alle condizioni proposte dall’ambiente. Proprio come accaduto oggi a Jerez de la Frontera con Jorge Martin. Gli altri? Alla lunga, se non trovano le adeguate contromisure, finiscono per estinguersi.

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