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Pista bob Milano-Cortina 2026, protesta degli ambientalisti: “Basta cemento sulle Dolomiti”

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“Basta cemento sulle Dolomiti”. Con questo slogan si potrebbe riassumere la protesta andata in scena oggi da parte di ambientalisti e cittadini contro la costruzione della pista da bob in vista dei Giochi Olimpici Invernali di Cortina 2026. I messaggi della protesta sono stati chiari e sono stati intonati a Socol, la località che dovrebbe ospitare i 200 operai che lavoreranno alla costruzione del budello.

I primi interventi effettuati, come il taglio di un lariceto per permettere la costruzione dell’impianto, hanno fatto ulteriormente inasprire le proteste. Alcuni rappresentanti degli ambientalisti hanno posto l’accento su alcuni aspetti importanti della vicenda. “L’inizio dei lavori non ci ha spostato di una virgola dalle nostre proteste” incalza una manifestante.

“Stiamo correndo rischi importanti – le fa eco un altro ambientalista -. C’è caso che il 15 marzo 2025 la pista non sia pronta per essere collaudata. Non solo, si annunciano altre opere pesanti anche nel centro abitato di Cortina. Tutte decisioni che non condividiamo”.

Le organizzazioni ambientaliste dell’Alto Bellunese hanno manifestato nella giornata odierna ed hanno ricevuto il sostegno di diverse altre associazioni, senza dimenticare la cittadinanza che si è attivata. La decisione di costruire una pista da bob a Cortina, evidentemente, non è piaciuta, così come la questione legata alle emissioni aggiuntive ed alla distruzione degli ecosistemi.

Senza dimenticare i costi di gestione della pista, che si avvicinerebbero alla ragguardevole cifra di 1,5 milioni di euro all’anno. Dieci mesi di tempo per costruire un impianto che, già da ora, suscita notevoli polemiche. Le Olimpiadi di Cortina partiranno tra le polemiche?

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