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Sinner cauto alla vigilia di Montecarlo: “Sulla terra mi sento meno a mio agio rispetto al cemento”

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Sinner / IPA Sport

Una settimana dopo aver schiantato Grigor Dimitrov nella finale di Miami, Jannik Sinner ha parlato quest’oggi in conferenza stampa alla vigilia del Masters 1000 di Montecarlo 2024. Per il giocatore azzurro si tratta del debutto stagionale sulla terra rossa, con l’obiettivo di trovare ritmo e confidenza su questa superficie in vista di appuntamenti cruciali come Roma, Roland Garros e Olimpiadi di Parigi.

La terra bisogna farsela amica. Il mio primo risultato importante a livello Slam è arrivato proprio sulla terra, nel Roland Garros del 2020, dunque non è che non ci possa giocare bene qui sopra. Il fatto è che mi sento meno a mio agio rispetto al cemento. Arrivo da un inizio anno straordinario, ho vinto tanto e sono andato oltre le attese. Ma adesso si riparte. Per me Montecarlo è una specie di allenamento agonistico. Spero solo che duri più di una partita“, ha detto il 22enne altoatesino.

L’obiettivo per me è arrivare pronto sulla terra del Roland Garros e poi per le Olimpiadi. Certo che sono un traguardo speciale per me, sono nella mia top list. Si giocano ogni quattro anni, ho saltato quelle precedenti e adesso voglio presentarmi al meglio a Parigi. Quando non sono in giro per tornei vivo qui, dove trovo la mia privacy e tanti giocatori con cui allenarmi. Il torneo qui al Country Club è fantastico, ci sono un sacco di italiani e un anno fa è andata bene, anche se poi il resto della stagione su terra non è andato esattamente come volevo“, aggiunge il numero 2 del ranking ATP.

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Sul programma di lavoro attuale per continuare a migliorare: “Stiamo lavorando quasi più in palestra che in campo. C’è tanto da fare a livello fisico, ma in passato siamo andati cauti, soprattutto coi pesi, perché si tratta di qualcosa che può incidere negativamente sul fisico, sulla lunga distanza. Adesso abbiamo impostato un lavoro che mi potrà permettere di crescere ancora“.

Sull’importanza dell’aspetto mentale: In fondo la mente è l’unica cosa che dipende davvero dal tuo controllo, in campo. Perché per il resto ci sono troppe variabili che sono fuori dal proprio controllo e che bisogna semplicemente accettare. Provo a controllare anche gli stati di pressione, cercando di giocare punto per punto, giorno dopo giorno, partita per partita. Cerco di mantenere chiara in testa l’idea che questo tipo di pressione sia qualcosa di positivo per il mio cammino. È interessante capire come gestirla“.

La cosa principale per quanto mi riguarda è vivere felice e in salute. Voglio continuare ad avere una vita normale al di fuori del tennis. Spesso quando tornavo a casa da scuola non trovavo i miei genitori perché entrambi erano al lavoro. Poi magari arrivava mia madre, ma mio padre lo vedevo solo di sera perché aveva da fare. Sono loro che mi hanno fatto capire che c’è il lavoro e poi c’è la vita normale, la vita privata. E bisogna tenerle separate. Quando passavano una brutta giornata al lavoro, li vedevo comunque ridere e scherzare: per me è stato l’insegnamento più grande. Così, che vinca o che perda, cerco di mantenere un mio equilibrio e di guardare alle cose che contano davvero“, prosegue il vincitore degli ultimi Australian Open.

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