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Tennis, il “Big-Bang” sociale di Jannik Sinner. Anche lui diventerà divisivo, come lo sono stati altri fenomeni mediatici italiani?

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Jannik Sinner
Jannik Sinner / LaPresse

Jannik Sinner ha cambiato la percezione del tennis in Italia, tramutandolo in uno sport di massa. Anche la proverbiale ‘Casalinga di Voghera’ si è ormai appassionata alla disciplina. O meglio, si è appassionata alle imprese del ventiduenne altoatesino, capace di far breccia tra il cosiddetto “pubblico generalista”.

Negli ultimi quarant’anni, quanti altri hanno saputo fare altrettanto nel nostro Paese, arrivando a personalizzare uno sport? Probabilmente solo tre uomini. Alberto Tomba nello sci, Marco Pantani nel ciclismo e Valentino Rossi nel Motociclismo.

Un trio capace di ampliare esponenzialmente il bacino d’utenza del rispettivo ambito, sdoganandolo dalla dicitura “di nicchia”. Un incavo più o meno ampio a seconda dei casi, ma pur sempre limitato. Il tennis, oggi, in Italia non ha più confini. Chiunque ne parla, seppur nella stragrande maggioranza dei casi senza reale cognizione di causa.

Ambesi secco: “Ignorante chi critica Sinner per le tasse. Su di lui troppi giudizi affrettati”

È l’eco del Big-Bang Jannik. Se si entra in un bar, se si è in coda in posta o in farmacia, ormai anche gli “insospettabili” parlano del vincitore dell’Australian Open e del Master 1000 di Miami, nonché numero 1 del mondo in pectore.

Per intenderci, quelli che “sport uguale calcio” (o al massimo Formula1, ma solo se la Ferrari vince) oggi si riempiono la bocca di “Hai visto che passante ha tirato?” o di “Porca miseria, lo ha proprio distrutto, il russo!”. Aver catalizzato l’attenzione di chi segue l’ambito agonistico in maniera superficiale, al pari di tante altre sfere d’interesse, è la dimostrazione di come il tennista azzurro abbia abbattuto ogni barriera.

Sorge spontanea una domanda. Anche Sinner diventerà divisivo? Tomba, Pantani e Valentino Rossi avevano – a modo loro – tutti una forte personalità. Per una ragione o per un’altra, prima o poi, hanno generato anche grandi antipatie. Succederà anche con Jannik?

Al momento, i detrattori si attaccano al tema della “residenza fiscale”, implicando che il tennista azzurro faccia il furbo in tema di tasse. Come se fosse l’unico tennista ad avere la residenza a Montecarlo! Anzi, come se fosse l’unico sportivo ad avere la residenza nel Principato!

Peraltro, a questi Soloni, si dovrebbe chiedere:
A) Cosa c’è di illegale in tutto ciò?
B) Quanto è rilevante la dinamica nel valutare Sinner come sportivo?
Non c’è bisogno di attendere le risposte del caso, non sono pregnanti. Ignoranza e ipocrisia sono tratti comuni nella massa.

Magari gli stessi censori non esitano a gorgheggiare “Paint it, Black” dei Rolling Stones nella vita di tutti i giorni, allo scopo di evitarsi sgraditi incontri con colei che, incidentalmente, è omonima dell’ex tennista croata Majoli (giusto per restare nell’ambito della racchetta). Meglio passare oltre, si tratta di brontolii lontani di qualche morente rovescio (inteso in senso meteorologico, non tennistico).

Chissà, forse anche in Italia si è trovato un personaggio sportivo di culto in grado di mettere d’accordo (quasi) tutti, evitando le polemiche che troppo spesso caratterizzano il nostro Paese, sempre pronto a dividersi in “Pro” e “Anti”.

A oggi, sulla figura di Jannik splende il Sole. È un fenomeno mediatico e sociale, non è divisivo ed è privo di ombre. Il presente e il futuro gli sorridono, limpidi e cristallini.

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