Atletica
Valentina Trapletti non si nasconde: “Spero di rappresentare l’Italia nella staffetta mista a Parigi”
Valentina Trapletti è il personaggio della settimana per l’atletica italiana, visto che insieme a Francesco Fortunato si è laureata Campionessa del Mondo nella staffetta mista di marcia ad Antalya. L’azzurra ha offerto una prova strepitosa nei dieci chilometri finali, inscenando una rimonta perentoria che è valsa l’apoteosi ai Mondiali di marcia a squadre. L’Italia ha così conquistato la medaglia d’oro in questa nuova specialità del tacco e punta, conquistando anche un pass non nominale per le Olimpiadi di Parigi 2024. La 38enne milanese prenderà parte alla 20 km individuale ai Giochi e poi spera di essere al via anche nella staffetta, dove sarà il DT Antonio La Torre a decidere chi schierare (l’altro nome di lusso è quello di Antonella Palmisano).
Valentina Trapletti ha raccontato la sua domenica bestiale in un’intervista concessa a Sprint2U, trasmissione del canale YouTube di OA Sport: “Non ho ancora ben metabolizzato, non ho ancora ragionato su quello che è successo, non ho ancora guardato i parziali di gara. Quando ho ricevuto l’ultimo cambio partivo da quarta e l’obiettivo era il podio, che era già ambizioso. L’obiettivo era prendere la spagnola, l’ho superata e non ha reagito, era abbastanza stanca. Poi l’appetito vien mangiando, ho cercato di incrementare il ritmo e ne avevo ancora, la brasiliana davanti è stata fermata, ma io non lo sapevo. L’obiettivo a un certo punto è diventato la giapponese che sarebbe stata un bell’argento, mi avvicinavo e poi mi hanno urlato “se la prendi sei Campionessa del Mondo”. Quasi non ci credevo, sono andata a prenderla, ne avevo ed è stato incredibile. Non ci ho capito niente, ho aumentato il ritmo e mi sono ritrovata prima. Non è stato facile, c’era il coltello tra i denti, il volto era arrabbiato e aggressivo perché volevo tantissimo andare lì davanti. Dopo tanti anni era un’occasione incredibile e io ne avevo, quindi è andata“.
L’azzurra ha poi analizzato in senso lato la nuova specialità: “La 50 km era storica e magica, non andava abolita. Non eravamo convinti della staffetta, è un format che va a snaturare una disciplina di fatica, durata e resistenza. Questo format dinamico è l’opposto di quello a cui siamo abituati, non eravamo convinti e finisce che diventa la nostra gara preferita. Da dentro è una gara velocissima, per noi 10 km sono una gara di velocità e i 40 minuti della sosta passano velocissimi, il sistema nervoso è a palla, non è facile gestire emotività e il resto, poi bisogna ritrovare tutto per 10 km. Da fuori mi hanno detto che è stata dinamica e divertente. Di solito la marcia per chi non è appassionato e tecnico risulta un po’ noiosa e lunga“.
Un passaggio sulla sosta tra le due frazioni durante la staffetta: “Nei 40 minuti di sosta cosa si fa? Dipende. Antonella Palmisano aveva già provato a Modugno, lei faceva mobilità e recupero attivo, metteva delle bende per recuperare maggiormente. Ognuno fa quello che ritiene opportuno per il suo organismo. Io sono arrivata, mi sono cambiata e poco altro, mi sono mossa un pochettino. Dovevamo anche presentarci cinque-dieci minuti prima dell’arrivo del nostro compagno, dovevi anche essere lucido su quello che succedeva in gara. Non è stato semplicissimo”.
Valentina Trapletti ha parlato anche della particolarità della distanza: “Noi ogni anno facciamo i campionati italiani su pista sui 10 chilometri, nelle ultime edizioni ho vinto il titolo ed è una distanza che mi piace. Non è una gara che prepariamo, la facciamo come passaggio per la 20 km: è rapida e divertente, mi piace. Nei test effettuati nel corso degli anni io sono predisposta per le lunghe distanze, quindi 50 km e 35 km sarebbero le mie gare, ma non mi piacciono“.
Sulla partecipazione alla staffetta mista dei Giochi: “La decisione spetterà alla Federazione, io spero con tutto il cuore di rappresentare l’Italia alle Olimpiadi nelle staffetta visto che è andata bene ai Mondiali“.
L’azzurra ha raccontato anche qualcosa in più della sua attività: “Ad atletica mi hanno iscritto i miei genitori, avevo 10-11 anni. Mi sono innamorata della marcia e sono rimasta lì: ho provato la marcia, il gesto tecnico mi veniva naturale, me ne sono totalmente innamorata e non ho mai provato altre specialità. La marcia è quella disciplina strana, la provi, ti innamori e non ne esci più. Ho avuto tanti problemi fisici e uscirne non è stato semplicissimo, poi sono sorti altri problemi. Ne siamo usciti e quando si sta bene si riesce a competere e negli ultimi anni ho raggiunto tutti i miei personali. Il fatto che avessi tanti problemi ha fatto sì che mi allenassi di meno e avessi ancora voglia di fare fatica e lavorare, io ho tanta voglia di fare e penso che domenica si sia visto“.