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ATP Madrid, Andrey Rublev si sbarazza di Fritz in due set ed è il primo finalista

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Rublev / LaPresse

Tanta cara fu la lieta terra. Andrey Rublev torna a giocarsi la finale di un 1000 e lo fa alla Caja Magica di Madrid, riuscendo ad avere la meglio di Taylor Fritz con il punteggio di 6-4 6-3 in una partita che ha gestito al meglio, con sagacia e soprattutto calma, in settanta minuti. Uno squillo interessante dopo dei mesi difficilissimi che gli permettono di disputare la seconda finale stagionale, la quinta in carriera di questo calibro, e partirà favorito con il vincitore dell’altra semifinale, Felix Auger-Aliassime o Jiri Lehecka.

Eppure il primo gioco non faceva presagire nulla di buono per il russo, che sembra avere troppa frenesia di chiudere gli scambi andando dunque sul territorio dello statunitense. Si va subito ai vantaggi e arrivano tanti, troppi errori, ben sei i forzati che lo portano subito sotto di un break. Invece di farsi prendere dai nervi però Rublev rimette insieme i pezzi approfittando immediatamente della grave mancanza del suo avversario: la prima di servizio di Fritz fa fatica a entrare e senza la sua arma principale l’americano perde buona parte delle sue potenzialità. 

Il controbreak è infatti immediato e lo statunitense non riesce ad alzare il livello del proprio servizio. Il risultato è presto detto: da sotto 5-4, Fritz si ritrova inesorabilmente sotto e con due errori si ritrova ad inseguire un set indietro. Bastano pochi dettagli per decidere la seconda frazione, Rublev attende il momento propizio che arriva nel sesto gioco quando Fritz, tra battute fiacche ed errori, si ritrova sotto 0-40; le prime due palle break vengono annullate, ma sulla terza il russo chiude con uno smash che spazzola la riga. Diventa l’highlight del match, con l’americano incapace di mettere i bastoni tra le ruote al suo avversario e si ritrova rapidamente a stringergli la mano a rete.

Il conto tra vincenti ed errori non forzati alla fine è quasi pari, 20-19 per Rublev e 16-16 per Fritz, ma è la resa al servizio dell’americano a condannarlo. Solo il 55% di prime in campo, 69% di scambi vinti con la prima e il 57% con la seconda, poco per un giocatore che ci ha abituato ad altre percentuali.

 

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