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Basket 3×3: Italia stavolta senza Olimpiadi con le donne. In cerca di nuovo slancio per la disciplina

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Italia 3x3 / fiba3x3.com

L’Italia del basket 3×3 non sarà alle Olimpiadi. In campo maschile questo fatto era già da tempo noto, in campo femminile il tutto è stato invece certificato dal Preolimpico di Debrecen, che ha sancito l’impossibilità per le azzurre di ripetere quanto fatto tre anni fa volando a Tokyo. Parigi, stavolta, è davvero lontana: a Place de la Concorde saranno altre le selezioni a giocarsi le medaglie.

Bisogna essere chiari: quello dell’Italia era un percorso complicato. E, del resto, a confermarlo c’è stato fin da subito l’esordio con il team olandese, in certa misura il più temuto assieme a quello ungherese nel raggruppamento. Poi, battuto Israele, è arrivato il tempo di (ri)battere le magiare, con un 19-18 che ha fatto ben sperare. Il problema è che il Canada si è effettivamente rivelato superiore. La chiave tattica: gli accoppiamenti, che spesso sono stati oggettivamente un rebus irrisolvibile per le azzurre.

Al di là di questo, bisogna aprire un capitolo relativo all’attenzione sul 3×3 in Italia e altrove. Prendiamo i tre Paesi che hanno staccato a Debrecen il pass olimpico. Per la Germania si può fare in realtà un discorso non lontano da quello italiano, nel senso che per l’Italia ci sono Sara Madera e Laura Spreafico costantemente nel giro azzurro del basket normale, così come in quel caso Sonja Greinacher e Svenja Brunckhorst sono state protagoniste del Preolimpico che ha spedito le tedesche a Parigi 2024 (e, in quella situazione, ci sarà da risolvere il dilemma di chi fa cosa). La Spagna, sebbene mai a podio mondiale, fa sempre affidamento su una larga fetta di qualità che arriva dal campo più noto a tutti. Nondimeno, va rimarcato come il gruppo subisca sempre minime variazioni da un evento all’altro, anche quando le ha.

Il caso che, però, può portare a una riflessione è quello del Canada, che ha ormai delle giocatrici specificamente in scena per il 3×3. Si parla del caso di Paige Crozon e anche di quello di Kacie Bosch, mentre per le sorelle Plouffe la traiettoria è stata un pochino diversa (ma comunque tutta da raccontare e, in ogni caso, ad oggi con un’importante preminenza della singola metà campo). Si tratta di una strada che non soltanto il team canadese ha perseguito, ma anche altri in questo sport. Vale ricordare il caso della Francia, in cui il 3×3 ha assunto una tale importanza in proiezione Parigi da portare giocatrici a prepararsi per un anno solo a questo appuntamento.

Ma se questo accade già nel femminile, dove sono soprattutto le Women’s Series a costituire un passaggio di una certa importanza, al maschile le cose aumentano di proporzioni con il World Tour che riunisce diversi tra i migliori giocatori al mondo, a partire ovviamente dai serbi che del 3×3 sono autentici maestri (e non solo perché hanno generato quell’autentico signore della disciplina che è e sempre sarà Dusan Bulut). Ed è qui che c’è ancora di più una differenziazione netta: da una parte chi gioca il basket tradizionale, dall’altra chi si cimenta nel 3×3, qualcosa che è davvero di grande differenza.

In altre parole, è più che legittimo pensare a un potenziamento del settore 3×3. E questo anche per rilanciare una Nazionale che, al di là delle figure note, fatica abbastanza spesso da un paio di stagioni a questa parte. Al femminile si può senz’altro costruire qualcosa, a livello agonistico, attorno a Sara Madera che inevitabilmente potrà fungere da perno per il dopo (lei ormai sa passare dal normale al 3×3 con facilità). Al maschile non è impossibile pensare di costruire qualcosa con alcuni elementi che già in qualche modo privilegiano la singola metà campo rispetto a quella doppia, pur senza abbandonare la seconda.

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