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Ciclismo

Il cambio tattico di Pogacar al Giro d’Italia: meno spettacolo, più concretezza pensando al Tour de France

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Tadej Pogacar
Pogacar / LaPresse

Otto tappe, tre vittorie per Tadej Pogacar. Lo sloveno della UAE Team Emirates è sempre più padrone del Giro d’Italia 2024 quando si sta concludendo appena la prima settimana. Sembra già veramente molto complicato strappargli dalle spalle la maglia rosa, anche per il modo in cui si è comportato in questo primo tappone conclusosi a Prati di Tivo: sempre tenendo in mano il controllo della corsa.

In primis, grazie al lavoro della sua UAE Team Emirates, che non si presenta con la migliore formazione possibile, ma già basta per poter mettere le mani su questo Giro. Mikkel Bjerg e Vegard Stake Laengen hanno fatto un gran lavoro per due terzi di giornata, poi Domen Novak e Felix Grossschartner sono andati a riprendere la fuga, lasciando poi l’incombenza al luogotenente Rafal Majka.

Il polacco ha tenuto un ritmo sostenuto, ci si aspettava prima o poi lo scatto da parte della maglia rosa come ci aveva già abituato. Ma invece Pogacar ha disatteso tutti: ha lasciato il pallino del gioco agli altri, non è lui il predatore ma la preda. Almeno in teoria, poiché tutti i suoi avversari, coloro che devono recuperargli terreno, sembrano rispettarlo tanto, forse anche troppo. Probabilmente perché sanno che basta un nonnulla per poterlo far scattare.

E a questo punto, con due minuti e mezzo di vantaggio sul secondo in classifica dopo sette tappe, per lo sloveno è reputato abbastanza il poter attendere la linea del traguardo per poter vincere, rimanendo comunque il più veloce del gruppetto di testa. Non è saggio bruciare già energie al termine della prima settimana quando sai che ci sono ancora parecchie possibilità di allungare. Pensando anche al Tour de France e alla voglia di ripetere l’impresa di Marco Pantani.

Un atteggiamento più cerebrale e meno ‘di cuore’ rispetto a quanto ci ha abituato negli anni. Che a qualcuno ha fatto anche storcere il naso. Ma è forse quel passo che gli manca per poter davvero battere chiunque su ogni campo: essere in grado di centellinare le forze pensando anche al futuro, da buona formichina, e non comportarsi sempre da cicala. Del resto, in questi otto giorni, non c’è timore di smentita nel dire che Tadej Pogacar è il più forte di questo Giro d’Italia. E oggi lo ha dimostrato anche mentalmente.

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