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Monaco avverte: “Aspetterei a dare per finito Djokovic. Al Roland Garros può riaccendere la scintilla”

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Novak Djokovic

Consueto appuntamento giornaliero con TennisMania, la trasmissione di Dario Puppo sul canale YouTube di OA Sport nella versione dedicata agli Internazionali d’Italia. A parlare è anche Guido Monaco, che esprime vari concetti precisi circa i temi del momento.

Intanto, una tematica su Tabilo e Jarry non può mancare: “Al vertice del tennis abbiamo atleti alti, che dominano il campo. Anderson e Cilic sono stati i primi del tipo, coprivano già il campo lateralmente molto molto bene. Ora nel tennis i 2 metri riescono a muoversi quasi come degli 1.80. Il servizio avvantaggia indubbiamente, ma è molto tecnico. Con quei 10-15 cm di vantaggio riesci a semplificare di molto la meccanica, fare meno fatica fisica. Se sei 1.80-1.85 devi spingere molto di gambe, logorarti di più e inventarti qualche stratagemma tecnico in più. Non siamo andati tanto lontani da una finale tutta cilena. L’Italia ha fatto l’impresa in Davis con il Cile, non con la Serbia (ride, ndr)! E abbiamo scoperto anche che Jarry ha vinto due partite in cui nei momenti importanti ha fatto dei pasticci, ma ha avuto la capacità di avere ancora tante occasioni di sprecare match point, irrigidirsi e sfruttarla“.

E il momento del tennis potrebbe essere un po’ instabile: “Questi ragazzi 95-97 da oggi alla fine del 2025 avranno delle occasioni pazzesche di alzare titoli importanti. Djokovic non è più lui, i fenomeni nuovi devono ancora stabilizzarsi“.

Capitolo Novak Djokovic a Ginevra: “Quest’anno è veramente a corto di partite, e poi quest’anno ci sono le Olimpiadi. Questo però testimonia un momento importante della carriera di Djokovic. Non dimentichiamo però che finché non c’è stato l’accoltellamento di Monica Seles non esistevano gli steward nel tennis. Di quella vicenda se ne parlò più che da noi lì. Lui si è spaventato. Lasciamo stare che è stato fortuito, ma lui si è spaventato molto. Poi ha ironizzato col caschetto, ma qualche strascico mentale gliel’ha lasciato il giorno dopo. Al di là della condizione tennistica e atletica, basta poco per riaccendere la scintilla. Magari si sente un po’ meglio a Ginevra, due turni non troppo competitivi a Parigi e può tornare uno spauracchio. Ricordiamo che negli ultimi anni ha sempre giocato a singhiozzo, per lui l’inattività e il doversi quasi inventare una condizione è quasi una norma. Aspetterei a darlo per non competitivo“.

Su Tommy Paul sconfitto in semifinale a Roma: “Non mi sembra continuo e solido come potrebbe essere uno con quella palla. Abbiamo visto come ieri ha salvato tre match point e non ha mollato, ma considero che tutti i top americani sono seguiti da bravissimi allenatori, da gente che conosce molto molto bene il tennis. Paul nei 20 capisco possa starci, per un po’ più su mi sembra ancora un po’ leggerino“.

Il sorteggio del Roland Garros: “In questo contesto di tennis il fattore delle teste di serie non lo vedo così determinante. Medvedev l’anno scorso ha perso al primo turno. In pratica vedremo un torneo non molto diverso da Roma. Poi se arrivano Djokovic, Sinner, Alcaraz e Medvedev sono contento, ma non ci credo molto“.

Ancora su Zverev: “Ha l’oro olimpico e 2 Finals vinte. Però se Zverev ci mette dentro 1-2 Slam diventa una carriera importante. Lui si è presentato come un futuro numero 1, dominatore, e questa per lui è una specie di situazione di delusione, da incompiuto. Un po’ però è vero che il ritornello si è sentito per anni, doveva dominare tutto e non ha dominato un bel niente. La volée di rovescio di Zverev è molto più sicura, quella di dritto fa fatica. C’è anche da dire che si è vista la forza di Zverev, quella di saper accettare di giocare male quando sotto, in campo ce l’ha l’umiltà di poter far girare le partite, l’ha sempre avuta. Ho avuto degli allievi che avevano il problema glicemia, ma sono forme molto diverse. Qualunque sia la forma per competere a quei livelli il pensiero è sempre quello dell’alimentazione. Non l’ho però mai visto ritirarsi a causa di quel motivo“.

Capitolo Challenger di Torino: “Leggerei il torneo di Torino in due modi. Uno: c’erano un sacco di primi turni da finire per la pioggia, per alcuni ci sono le quali di Parigi. Gli italiani hanno sia il giocare il casa che il discorso Olimpiadi, normale che abbiano giocato con motivazioni maggiori rispetto ad altri che giocavano due partite rischiando di farsi male nel fango. Per Arnaldi sono curioso anche io, ma l’onda sembra leggermente più favorevole a Darderi“.

IL VIDEO DELLA PUNTATA COMPLETA DI TENNISMANIA

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