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Pagelle Giro d’Italia 2024: Pogacar per inerzia, Pellizzari mostra la sua stoffa, l’orgoglio di Tiberi

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Pellizzari
Pellizzari / Lapresse

PAGELLE GIRO D’ITALIA 2024 

Sedicesima tappa, martedì 21 maggio

Tadej Pogacar, 9: vince ormai per inerzia. “Volevamo far arrivare la fuga, ma la Movistar ha tirato, nessuno degli uomini di classifica ha attaccato e con il mio passo ho vinto“. Le parole dello sloveno spiegano in maniera sintetica una superiorità schiacciante. Correremmo il rischio di ripeterci aggiungendo altro. Siamo già a cinque vittorie di tappa.

Giulio Pellizzari, 9: questo ragazzo ha delle qualità straordinarie. L’Italia non aveva uno scalatore puro come questo dai tempi di Fabio Aru. È presto per dire se potrà mai raggiungere il livello del sardo, tuttavia il potenziale è certamente elevato. Oggi sulla salita conclusiva ha dimostrato di avere stoffa, in particolare dove le pendenze superavano la doppia cifra. Solo un alielo lo ha privato della prima vittoria da professionista. Stiamo parlando di un ragazzo del novembre 2003, che nel 2025 passerà nel World Tour (si vocifera che la Bora sia in pole per metterlo sotto contratto). In discesa è già migliorato, dovrà farlo anche a cronometro. Il suo orizzonte devono essere le corse a tappe. Se ciò non dovesse accadere, allora il talento sarà stato dilapidato.

Daniel Martinez, 8,5: il colombiano si conferma il primo degli ‘altri’, ed ora è certificato anche dal secondo posto in classifica generale. Non può reggere il passo di Pogacar, ma è quello che più di tutti riesce a limitare i danni. Dopo il 5° posto al Giro d’Italia 2021, è pronto a 28 anni a conquistare il primo podio in carriera.

Geraint Thomas, 5: oggi l’esperienza non è bastata a salvarlo. Sulle rampe finali è andato in apnea, perdendo ben 33″ da Daniel Martinez. Gli resta 1’02” da gestire su O’Connor per la terza posizione. Di sicuro non è brillante, ma il podio potrebbe comunque portarlo a casa.

Christian Scaroni, 6,5: ottimo quarto posto per un buon cacciatore di tappe che non ha ancora trovato la giornata giusta.

Antonio Tiberi, 8: la tappa odierna era fondamentale per capire come avesse reagito alla batosta del Mottolino. All’imbocco del Monte Pana sembra brillante, pedala nelle primissime posizioni del gruppo maglia rosa. Poi va in difficoltà quando la strada si impenna oltre l’11%, tanto che viene staccato anche da Arensman. Proprio quando la maglia bianca sembra volare via, il classe 2001 reagisce con grande orgoglio: prima va a riprendere l’olandese, poi lo stacca e chiude in quinta posizione, la stessa che occupa anche in classifica generale. La tempra e la voglia di lottare non mancano a questo ragazzo: un ottimo segnale.

Thymen Arensman, 6,5: si fa prendere dall’entusiasmo quando vede Tiberi arrancare e lo attacca. Quello scatto però lo paga, perché poi la pedalata si appesantisce e al traguardo cede 5″ all’italiano. L’olandese resta comunque un osso durissimo per la maglia bianca di miglior giovane.

Damiano Caruso, 6,5: settimo al traguardo, in palese crescita di condizione. Peccato per quella caduta che lo aveva messo fuori gioco nella prima settimana. Avrebbe le gambe per provare a vincere una tappa, ma dovrà rimanere al fianco di Tiberi.

Ben O’Connor, 5,5: la sensazione è che l’australiano non sia più brillante come ad inizio Giro, la curva forse ha cominciato a scendere. Oggi perde contatto e arriva al traguardo con Thomas.

Lorenzo Fortunato, 5: anche l’emiliano continua a pagare dazio ad ogni arrivo in salita. E la top10 diventa sempre più lontana.

Davide Piganzoli, 6: al primo Giro d’Italia sta mostrando delle chiare doti di regolarista ed è 13° in classifica generale. Non male per un classe 2002.

Filippo Zana, 5,5: sta facendo una fatica bestiale per rimanere in top10. Anche oggi paga dazio in salita e chiude a 1’22”, rimanendo comunque ottavo. Dovrà essere bravo ad evitare la cosiddetta ‘cotta’ per centrare un obiettivo insperato alla vigilia. La sensazione, ad ogni modo, è che non sia la sua dimensione quella di uomo da Grandi Giri, se non per piazzamenti di rincalzo.

Romain Bardet, 5: si stacca sin dalla penultima salita, ma ha il grande merito di non affondare, chiudendo appena a 1’19” da Pogacar. Si è salvato con l’esperienza.

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