Formula 1

F1 e MotoGP, “sic transit gloria mundi”. Mercedes e Honda, dalle stelle alle stalle nel giro di cinque anni…

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Hamilton Russell / IPA Sport

Chi ha una certa età, ricorderà sicuramente l’epoca antecedente al digitale, quando (gli oggi già superati) CD e DVD erano considerati alla stregua di “dischi volanti”, poiché i supporti magnetici andavano ancora per la maggiore. Ebbene, pigiamo il tasto “Rewind” e mandiamo indietro di un lustro il nastro del flusso temporale.

Giugno 2019. In F1 la Mercedes festeggia l’ottava vittoria in altrettante gare stagionali, fregiandosi peraltro di sei doppiette e assommando un totale di 338 punti su 352 teoricamente disponibili. Un dominio totale, superiore finanche a quello della Red Bull 2023.

Contemporaneamente in MotoGP, Marc Marquez e la Honda fanno il bello e il cattivo tempo. L’iberico o vince o chiude secondo, ma non c’è nessun avversario in grado di impensierirlo. Se El Trueno de Cervera si accontenta (bontà sua) della piazza d’onore, è dietro al Dovizioso, al Rins o al Viñales di turno, rispettivamente in sella a Ducati, Suzuki e Yamaha. Non esiste uomo o mezzo in grado di contrastare lo spagnolo e l’egemonia dell’Ala.

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Cinque anni dopo, qual è la situazione dell’una e dell’altra realtà? Mercedes langue al quarto posto nel Mondiale costruttori, con un terzo dei punti della Red Bull e la metà di quelli della McLaren, che a parità di power unit la sovrasta impietosamente in termini di prestazioni. La Casa di Stoccarda, peraltro, non è ancora salita neppure sul podio.

Hamilton sta per dismettere i panni nero-argentati, nel tentativo di cercare fortuna di rosso vestito. Una mossa già fatta da Marquez, che ha troncato il rapporto con Honda per salire in sella a una Ducati clienti. L’azzardo ha rilanciato il veterano spagnolo, ma affossato la Casa giapponese, in preda a una crisi acuta.

Immaginate di tornare al 2019, incontrare voi stessi e profetizzare questa situazione. Come avreste reagito a un oracolo proveniente da un futuro all’epoca tanto improbabile? Eppure, evidentemente, improbabile non significa impossibile. Sic transit gloria mundi, è proprio il caso di dirlo.

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