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Giulio Pellizzari guarda in alto: “La classifica dei Grandi Giri nel mirino. La salita è ispirazione e libertà”

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Giulio Pellizzari
Pellizzari / LaPresse

Dopo il recente Giro d’Italia, Giulio Pellizzari è da considerarsi uno dei giovani talenti che ben fanno sperare in vista delle prossime stagioni. Un ragazzo che, con tutta la calma e la pazienza che i talenti meritano per sbocciare in piena serenità, dopo aver rischiato di doversi ritirare per problemi di salute nella corsa a tappe, ha svoltato nella seconda metà del Giro ed ha toccato il cielo con un dito, facendolo toccare anche a migliaia di appassionati.

Il giovane marchigiano è stato il primo a passare sulla cima del Monte Grappa (durante la ventesima tappa, ndr), e nel secondo passaggio è transitato per secondo, alle spalle di un irraggiungibile Tadej Pogacar. Il portacolori della Bardiani in salita ha dimostrato di tenere il passo dei migliori, anche con uno straordinario secondo posto nella tappa con arrivo a Santa Cristina Val Gardena dietro Pogacar, e chiudendo secondo nella classifica riservata agli scalatori, ancora alle spalle dello sloveno.

Dopo aver recuperato dalle fatiche della Corsa Rosa, ne abbiamo approfittato per fare due chiacchiere insieme al portacolori della VF Group – Bardiani CSF Faizanè, che con grande probabilità dall’anno prossimo potrebbe approdare nel WorldTour e difendere i colori della Bora-hansgrohe.

Come stai?
“Bene, un po’ stanco ma sto recuperando”. 

Il Giro d’Italia, ma anche il Tour of the Alps, hanno chiarito il tuo livello. Tu quando hai capito di poter stare con i migliori?
“Sul Monte Pana, durante la sedicesima tappa del Giro, in quel momento è scattato qualcosa”. 

In alcune tue dichiarazioni ci sono tanto rispetto ed ammirazione nei confronti di Pogacar ed altri mostri sacri. Dentro di te sogni di arrivare un giorno a giocartela con loro ad armi pari?
“Assolutamente sì. E’ un sogno provare a battere un campione come Tadej, già ritrovarmi al suo fianco è stato qualcosa di davvero speciale e che ricorderò per sempre, così come ricevere i complimenti da Geraint Thomas che, sin da quando ero bambino, è sempre stato il mio idolo”.

È ben chiara dentro di te la prospettiva di poter diventare un grande corridore da corse a tappe oppure non escludi di rimanere un cacciatore di frazioni?
“Mi trovo più a mio agio con la classifica. Il Giro d’Italia è stata la prima corsa in cui puntavo alle tappe, ma devo dire che mi sono reso conto di avere una buona tenuta ed un buon recupero, quindi puntare alla generale cercando di rimanere davanti nelle tappe più dure è il mio obiettivo principale”. 

Secondo OA Sport, l’Italia non aveva uno scalatore come te dai tempi di Aru: cosa ne pensi?
“Sono abbastanza tranquillo, è normale che si parli e si facciano paragoni, ma io percorro la mia strada come ho fatto sino ad ora. La Corsa Rosa mi ha dato grande consapevolezza, ma per il resto non cambia nulla, faccio il mio come sempre”. 

La discesa era il tuo punto debole, ma sei migliorato tantissimo: come sei progredito?
“Ci ho lavorato molto con il mio preparatore (Leonardo Piepoli, ndr), prima sotto il punto di vista mentale e poi facendo tanti esercizi in discesa anche in allenamento, per cercare di migliorare il più possibile”. 

Alla Bardiani hai già lavorato sulla cronometro o è un mondo che devi ancora esplorare?
“Qualche anno fa usavo di più la bici da crono rispetto ad ora, però devo dire che mi piace. Nei prossimi anni dovrò lavorarci sicuramente tanto”.

Tu, Tiberi, ma anche Piganzoli, avete quasi la stessa età: la concorrenza tra italiani potrebbe far bene a tutti e tre?
“E’ un grande stimolo. Piganzoli lo conosco meglio di Tiberi, ed è anche un mio grande amico, sia Davide che Antonio sono andati davvero forte. Siamo giovani, abbiamo tanta voglia di fare e secondo me siamo sulla strada giusta per far sognare l’Italia, e quindi fare qualcosa di davvero bello”. 

L’anno prossimo il passaggio nel World Tour: che cosa ti aspetti?
“Il Giro è stata una prova ed io mi sento pronto per fare il salto tra i grandi. Non vedo l’ora di cominciare a lavorare per cercare di superare i miei limiti e capire sin dove potrò arrivare. Al momento, però, penso a finire bene la stagione, davanti ci sono ancora parecchi mesi”.

Quali sono i prossimi appuntamenti?
“Il Giro di Slovenia ed il Campionato Italiano”. 

Con il “senno di poi”, quanto é stato importante per te rimanere un anno in più con la famiglia Reverberi?
“Credo che sia stato fondamentale, il progetto era questo: avevo firmato per tre anni e sapevamo che l’ultimo sarebbe stato quello del grande salto. Devo ringraziare la famiglia Reverberi dal profondo del cuore per aver creduto in me sin da subito, dandomi l’opportunità ed il tempo necessari per crescere senza farmi mai mancare niente. Per me è e sarà sempre come una seconda famiglia”. 

Che cos’è la salita per te?
“La salita è ispirazione e libertà. In salita navigo con la testa, mi piace sognare”.

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