Atletica
Molle da una scarpa, salto in riviera, gesso e lacrime: tutte le folli esultanze di Gianmarco Tamberi
Gianmarco Tamberi ha saputo vincere tutto nel corso della sua splendida carriera, diventando indubbiamente uno dei saltatori in alto con il palmares più ricco in assoluto. L’azzurro vanta una bacheca sconfinata in cui campeggiano un oro olimpico, un oro mondiale all’aperto, un oro iridato al coperto, tre titoli europei outdoor, un oro continentale al coperto, due Diamond League e una Coppa Europa alzata al cielo da capitano. Semplicemente un fenomeno totale, che ieri ha giganteggiato allo Stadio Olimpico di Roma e che si lancia con grande ottimismo verso le Olimpiadi di Parigi 2024.
Gianmarco Tamberi non si limita però alla pedana e all’ambito agonistico, non è un atleta che si accontenta di vincere ma trascende il contesto sportivo. Lo fa con una naturalezza e un trasporto fuori dal normale, è un catalizzatore di attenzioni, è carismatico, è un leader, è un motivatore impareggiabile, sa come trascinare il pubblico e sa come uscire dagli schemi, distinguendosi per una creatività oggettivamente fuori dal comune. Il fuoriclasse marchigiano non è mai banale ed è in grado di sorprendere in ogni sua apparizione, facendo sempre la differenza con gesti inimmaginabili ai più.
Le folli esultanze sono ormai un marchio di fabbrica della ditta Tamberi. Ieri sera ha trionfato agli Europei e ha fatto tremare tutto il pubblico: dopo aver valicato 2.34 metri, il ribattezzato Gimbo ha iniziato a zoppicare facendo temere un infortunio, si è accasciato a terra nei pressi del suo zainetto, ha estratto una scarpa dalla quale ha tirato fuori una serie di molle e le ha sparse sulla pedana. Si è poi tolto la maglietta, è corso verso la curva a torso nudo, ha esultato in maniera perentoria, si è ricomposto, è tornato in pedana e ha valicato 2.37 metri (miglior prestazione mondiale stagionale).
Non è la prima esultanza fuori dall’ordinario di Tamberi. La scorsa estate si laureò Campione del Mondo a Budapest e, dopo le esagitate corse per lo stadio, si buttò nella riviera dei 3000 siepi, trascinando nella sua esilarante pazzia anche il marocchino Soufiane El Bakkali, che aveva appena trionfato nella specialità davanti all’etiope Lamecha Girma (assente in quel siparietto) e il kenyano Abrahim Kibiwot (anch’egli trascinato in quella pazzia).
Alle Olimpiadi di Tokyo 2020, dopo che si accordò con il qatarino Mutaz Essa Barshim per il doppio oro, abbracciò caldamente l’amico-avversario, si tuffò a terra e andò a recuperare un gesso con su scritto Road to Tokyo 2020 (il 2020 cancellato e riscritto con 21). Per gli ultimi tre trionfi di lusso si è sempre inventato qualcosa di speciale, l’auspicio è che le sue doti da sceneggiatore possano essere ammirate anche tra meno di due mesi ai Giochi di Parigi 2024…