Tennis
Puppo e l’analisi su Sinner n.1: “Wilander sbaglia. Le parole di Agassi mi hanno colpito”
Jannik Sinner numero 1 del mondo. Inevitabile il tema tennistico della settimana, sia odierna che delle successive, anche perché non rimarrà in vetta per un’unica settimana, ma per molte. Di questo, ma non solo, si è parlato nella più recente puntata di TennisMania, trasmissione condotta da Dario Puppo (giornalista e telecronista di Eurosport) e visibile sul canale YouTube di OA Sport.
L’inizio verte su due temi legati tra loro, vale a dire la già celebrata lettera a marchio Nike e la questione che lo stesso Puppo aveva posto circa il suo ruolo di portabandiera: “La lettera di Sinner al numero 1? La vedo come un omaggio a Kobe Bryant, quando scrisse Dear Basketball. Questa pubblicità della Nike mi ha fatto ricordare perché dicevo che non ci poteva essere nessun altro all’infuori di Sinner come portabandiera alle Olimpiadi: era abbastanza scritto che sarebbe diventato numero 1, l’ho detto alla vigilia della semifinale con Alcaraz a Indian Wells. Il fatto che Nike, che ha investito tanto su Sinner, abbia scelto questa campagna, mi fa pensare che siano passati certi messaggi da parte sua. In questo penso che abbia rotto un muro, fatto breccia. Trovo significativa questa campagna perché non mi vengono in mente atleti italiani con un’esposizione e valorizzazione come questa. Vero, è il tennis, è l’era dei social, ma quando mi contestavano quest’affermazione non la facevo perché non ritenevo giusto che altri occupassero quel ruolo di portabandiera, ma per l’esposizione che poi si sarebbe creata se le cose fossero andate come poi sono andate. Non adesso, ma Sinner diventerà probabilmente il più grande sportivo italiano, nell’attesa di altri. Ovviamente se Jacobs vincerà la seconda medaglia d’oro nei 100 metri cosa gli vuoi dire? Sarebbe qualcosa di clamoroso. Nonostante questo, l’esposizione di Sinner, soprattutto se dovesse continuare a vincere, non avrà eguali“.
Un’osservazione molto interessante arriva sui luoghi dei 28 numeri 1: “Buona parte dei numeri 1 ha dedicato a Sinner messaggi raccolti dall’ATP, il più bello quello di Agassi. Sono andato a vedere i numeri 1 che hanno preceduto Jannik. Sesto Pusteria è probabilmente il luogo più remoto, rispetto alle traiettorie del tennis mondiale, da cui possa arrivare o sia arrivato un numero 1, a parte Djokovic, per quello che ha vissuto quando era ragazzino (la guerra), con gli allarmi che partivano nella piscina senz’acqua in cui giocava contro il muro. Perché? Se si va a vedere, il tennis si declina soprattutto nelle metropoli. Jannik viene da un posto nell’angolo d’Italia, dove per arrivare in un grande tennis club non ti organizzi così facilmente. Lui è cresciuto in questa località di montagna in cui i genitori gestivano un rifugio, che non è il classico rifugio di montagna, ma un fondovalle, che si raggiunge da Moso, che confina con Sesto Pusteria, attraversando la Val Fiscalina che è una via alternativa per andare alle Tre Cime di Lavaredo (la via normale è da Misurina), uno dei posti più belli di montagna che esistano“.
E continua, citando tanti luoghi: “Resta un posto remoto rispetto alle traiettorie del tennis. I tre svedesi vengono da luoghi non troppo grandi. Borg è nato a Stoccolma, ma ha vissuto nell’hinterland. I russi vengono da Mosca tranne Kafelnikov che è di Sochi, che ai tempi era ancora un mondo diverso. Gli australiani vengono tutti dalle grandi città. Rafter è forse l’unico da un posto un po’ più marginale (ma è stato numero 1 poco, una settimana). McEnroe è nato in Germania (Wiesbaden). Jannik è nato a San Candido, lì c’è l’ospedale. Ma lui non è di lì, è di Sesto Pusteria. Un altro che viene da un posto marginale è Agassi, il Kid di Las Vegas. Sampras è della California, ma è nato a Washington DC. In Florida sono nati tanti tra cui Courier, Connors è dell’Illinois. McEnroe in sostanza è di Brooklyn. Si può ricostruire, se si vanno a vedere, quali erano i numeri 1 prima del computer, quando erano maestri del giornalismo che li designavano. Parlo solo di numeri 1 maschili, non femminili. Djokovic è cresciuto su una montagna, poi ha iniziato ad allenarsi a Belgrado. E’ davvero inusuale che un posto come Sesto Pusteria possa aver dato i natali a un numero 1 del mondo. Penso che con la sua carriera Sinner si troverà su un pianeta da solo. L’abitante uno“.
Si ritorna poi sul messaggio di Agassi, che ha trovato una chiave di lettura molto bella: “Vi dicevo all’inizio del messaggio più bello, quello di Agassi: ‘Provo a dirtelo così: se l’Universo si inventasse di organizzare un torneo di tennis, la Terra manderebbe te’. Ora, Agassi è stato allenato anche lui da Darren Cahill, della scuola di Harry Hopman (Laver, Rosewall, Hoad). La storia di Agassi mi ricorda un po’ quella di Lisa Vittozzi, all’inferno e ritorno“.
Piccolo passaggio, tra le risposte, sul rivale designato di Sinner (con il quale è, ad ogni modo, in ottimi rapporti): “Nel Roland Garros Alcaraz ha brillato meno che negli altri tornei, vedi US Open con le vittorie al quinto set e Wimbledon in cui Djokovic andava a caccia dell’ottavo“.
C’è spazio anche per quanto dichiarato su Sinner e Alcaraz proprio da un numero 1 che, nel 1988, trovò un annus mirabilis: “Wilander? E’ legittimato anche dal fatto di esser stato un grandissimo numero 1 del mondo. Non ricordo, se non forse Djokovic a Wimbledon, uno come Wilander che diventa numero 1 del mondo contro quello che è stato numero 1 a lungo, Ivan Lendl, cambiando strategia tattica, battendolo in finale in cinque set agli US Open 1988 dopo aver vinto gli Australian Open rovinando la festa a Pat Cash nel nuovo impianto ed era l’Australia Day, e dopo aver vinto il Roland Garros. Ha detto che il vero numero 1 è Alcaraz, ma non è così. Il numero 1 è Sinner“.