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Roland Garros 2024: Jasmine Paolini, contro Mirra Andreeva per una nuova storia. Anche Bolelli e Vavassori a caccia della finale

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Paolini / LaPresse

Il 5 giugno è entrato di nuovo nella storia del tennis italiano. C’erano già quelli del 2010, con lo Slam di Francesca Schiavone, e del 2018, con Marco Cecchinato che batté Novak Djokovic per approdare in semifinale al Roland Garros. Ieri, di nuovo, qualcosa è accaduto. Quel qualcosa l’hanno firmato Simone Bolelli, Andrea Vavassori, Jasmine Paolini e Sara Errani, completando un en plein di tricolore in semifinale come mai era riuscito all’Italia e che Jannik Sinner aveva iniziato il giorno prima.

E proprio su Jasmine Paolini ci sarà oggi tantissima attenzione, perché la quinta italiana (ormai è ufficiale) a sedere al tavolo delle top ten sfiderà la diciassettenne russa Mirra Andreeva per un posto nella finale di sabato sul Court Philippe Chatrier. Il tutto dopo una partita di grandissima intelligenza giocata contro Elena Rybakina, contro cui ha sfruttato alla grandissima le condizioni variabili e a lei più favorevoli del set d’apertura contro un’avversaria che, semplicemente, non sapeva cosa farsene. Ma anche dopo il rientro della numero 4 del mondo, e lo spuntare del sole su Parigi, la toscana non solo non si è persa d’animo, ma ha anche saputo raccogliere tante risorse per andarsi a prendere una vittoria dal sapore speciale, storico e di enorme significato per una carriera che, a 28 anni, è ormai al suo apice. A confermare quelle sensazioni che ebbe Victoria Azarenka dopo il secondo turno agli US Open 2021: di trovarsi a giocare con una giocatrice di qualità da top ten. Quella top ten è arrivata.

Ora, però, dall’altra parte della rete c’è una giocatrice che già da un paio d’anni ha fatto parlare tutto il mondo del tennis per le possibilità in chiave futura. Ora Mirra Andreeva è un futuro già diventato presente, anche in virtù della vittoria su Aryna Sabalenka, con la bielorussa costretta a cedere dopo aver avuto il vantaggio di un set e, per buona misura, anche provata da una serie di situazioni non proprio di suo gradimento capitate durante il quarto. La nativa di Krasnoyarsk ha anche un particolare legame (distante) con Daniil Medvedev, nel senso che si allena all’Elite Tennis Center di Cannes, cioè il luogo che fu già base dell’ex numero 1 del mondo ATP. Battendo Sabalenka ha colto già la terza vittoria in carriera su una top ten ed è diventata la più giovane da Martina Hingis (nel 1997) a raggiungere una semifinale Slam. Con Paolini ha la memoria del precedente vittorioso di Madrid, in cui vinse a livello di ottavi di finale per 7-6(2) 6-4 un match molto tirato. Ma quella era Madrid e questa è Parigi, con tutte le condizioni differenti del caso. Un confronto, quello che vale come seconda semifinale, che ha tutto per rappresentare molte sfaccettature di varie storie, nonché un’occasione sia per l’una che per l’altra. Per entrambe due set ceduti (Andreescu, Rybakina per Paolini, Azarenka, Sabalenka per Andreeva); in ogni caso si assisterà a un appuntamento con la storia. Con Jasmine che, bisogna dirlo, per come ha interpretato tutto il torneo ha tutti i numeri per portarlo dalla sua parte.

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In fatto di prima semifinale, invece, tra Iga Swiatek e Coco Gauff in teoria match ci sarebbe. Il problema è che il remake della finale del 2022, all’atto pratico, potrebbe rivelarsi più un match a senso unico che altro. A raccontarlo è la storia dei precedenti, un 10-1 a favore della polacca che, se non spiega tutto il discorso legato alle trame di gioco, quantomeno fa capire che esiste una superiorità marcata. L’unica vittoria dell’americana è arrivata lo scorso anno a Cincinnati, e in tre set; quando Swiatek ce l’ha fatta, ha sempre vinto in due e avendo bisogno solo in un’occasione, quella d’esordio, del tie-break. C’è stata della discreta battaglia al Foro Italico di Roma, in semifinale, ma alla fine dei conti per Gauff, tolto l’inizio un po’ impacciato della numero 1, venire a capo di una giocatrice con tanta e tale capacità di fare qualsiasi cosa con la racchetta sul mattone tritato è risultato veramente complicato. Non si può certo dimenticare, comunque, che per l’USA la rimonta sulla tunisina Ons Jabeur nei quarti ha un particolare sapore, visto che la nordafricana sta riprendendosi un ruolo da protagonista che le era mancato per tutta la prima parte di 2024. Vero è che, dopo lo spaventoso campanello d’allarme al secondo turno contro una magistrale Naomi Osaka, la numero 1 WTA non ha più ceduto assolutamente niente, senza distinguere tra ex vincitrici Slam o sorprese varie per attivare la modalità “eliminazione rapida”. Parliamo, in questo caso, di una giocatrice il cui limite semplicemente non sembra ancora essere stato scoperto.

In apertura di giornata, ma sul Court Simonne Mathieu, a mezzogiorno, Simone Bolelli e Andrea Vavassori proveranno a riportare un doppio italiano in finale a Parigi. Una presenza tricolore nell’ultimo atto a Parigi manca finanche dal pre-Era Open, quando Nicola Pietrangeli e Orlando Sirola, nel 1959, ebbero poi a imporsi in tre set su Roy Emerson e Neale Fraser, allora parte del meglio che l’Australia poteva offrire (e, anzi, su Emerson e sul confronto con Rod Laver ci si potrebbero spendere volumi interi). Per farcela, i due azzurri devono battere di nuovo Rohan Bopanna e Matthew Ebden. Non proprio due avversari a caso, visto che l’indiano e l’australiano sono stati i loro giustizieri nella finale degli Australian Open a gennaio. Dopo quel confronto ce ne sono stati altri due: a Miami, con prevalere ancora di Bopanna ed Ebden al super tie-break, e a Roma, dove invece al secondo turno gli italiani si sono riusciti a imporre. Ed è forse quello il precedente rilevante da raccontare, perché giocato sul rosso e in condizioni non tanto lontane da quelle di Parigi. A parte il secondo turno, vinto per forfait, i numeri 2 del seeding si sono sempre trovati a vincere in tre set; spesso in due, invece, gli azzurri, con scalpo di Rajeev Ram e Joe Salisbury nei quarti e annessa rimonta in tre parziali contro l’americano e il britannico.

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