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Roland Garros, Jasmine Paolini e quel dato particolare che aumenta il valore della finale

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Jasmine Paolini

Jasmine Paolini ha raggiunto una finale storica, la quarta per una giocatrice italiana al Roland Garros e la prima in senso tricolore dal 2012, quando la sua ormai compagna di doppio Sara Errani si issò fino all’ultimo atto con una cavalcata tra le più belle nella storia del tennis italiano.

C’è un dato molto particolare che salta all’occhio, e che è in fondo comune alla maggioranza delle azzurre che hanno fatto sognare l’Italia negli anni ruggenti. La toscana, infatti, è tra le giocatrici meno alte ad esser riuscita a prendersi l’ultimo atto di uno Slam con il suo metro e 63 centimetri dal 1980 in poi.

Prima di lei, infatti, considerando come anno base quello appena citato, sono state in sei ad arrivare alla finale di uno dei quattro tornei maggiori trovandosi con un’altezza minore di un metro e 65. Due di queste sono azzurre: una l’abbiamo già citata, quella Sara Errani che dal suo metro e 64 riuscì a raggiungere la finale parigina 12 anni fa, oltre a due altre semifinali Slam tra capitale francese e US Open, l’altra è Roberta Vinci, autrice di uno dei colpi di mano più noti della storia del tennis quando batté Serena Williams in semifinale a New York (poi perse in finale da Flavia Pennetta, che aveva battuto Simona Halep, al tempo numero 2 del mondo).

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Ma non solo d’italiane è pieno questo mondo: tra il 1977 e il 1980 l’australiana Wendy Turnbull, un metro e 64, raggiunse tre finali in tre Slam su quattro (le mancò solo Wimbledon), senza però mai riuscire a conquistarne una. Meglio andò a Mima Jausovec (al tempo jugoslava, nata a Maribor, odierna Slovenia), alta appena un metro e 60 e che riuscì a vincere, nel 1977, il Roland Garros; nell’epoca considerata (dal 1980 in poi) tornò all’ultimo atto a Parigi anche nel 1983, ma dall’altra parte c’era Chris Evert, signora del rosso per 15 anni.

Nel 1990, invece, toccò a Zina Garrison toccare il massimo: finale a Wimbledon con un metro e 64 d’altezza per una giocatrice che non ebbe inizialmente una vita facile (breve periodo di bulimia dopo la perdita della madre). Nel 1990, però, le toccò scontrarsi con la nona e ultima volta di Martina Navratilova sui prati dei Championships. Infine, Dominika Cibulkova. La slovacca, celebre per un tennis estremamente aggressivo a dispetto del suo metro e 61, fu in grado di raggiungere i quarti in tutti gli Slam, di ballare tra le grandi con successo per due buoni lustri e, nel 2014, di giungere in finale agli Australian Open, dove però trovò forse la miglior Na Li di sempre. Per lei, però, ci fu anche la grande soddisfazione delle WTA Finals nel 2016.

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