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Sport Invernali. “Banzai!”, caro Noriaki Kasai! Il sogno di vederlo da atleta a 54 anni a Milano-Cortina 2026 è ancora vivo!

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Noriaki Kasai

“In Giappone è già domani”. Il Paese del Sol Levante è sempre più avanti rispetto a tanti altri. Questione di fuso orario, ma anche di approccio alla vita, di cultura e di tecnologia. I nipponici sono nel futuro rispetto a noi. Dunque, per tenere il passo con loro, bisogna dalle nostre parti bisogna giocare d’anticipo. Ecco perché si parla oggi, – “l’oggi” italiano, beninteso – di Noriaki Kasai.

Lo scorso anno si era detto di come il saltatore fosse prossimo a entrare nell’Area 51. A dodici mesi di distanza, si appresta a festeggiare il 52° compleanno dopo essersi reso protagonista dell’ennesima rinascita. Ancora una volta, Kasai ha saputo tornare a recitare un ruolo sul palcoscenico globale del salto con gli sci. Magari non da protagonista, però ha dimostrato di poter essere ancora della partita nel cast di supporto.

Il 2023-24 si è rivelato l’inverno migliore dal 2018-19 a oggi. Tanto basta per poterlo classificare come “un successo” per chi non sfida solo la legge di gravità, bensì anche quella della biologia. “I fought the law and the law won” strimpellavano i Clash. Arriverà il giorno in cui anche Kasai intonerà questo canto, ma non è ancora questo il giorno. Non perché non sta combattendo la legge, ma perché la legge non ha ancora vinto!

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Gli anni sono prossimi a diventare 52. Il doppio di 26. Le cifre che caratterizzano i Giochi olimpici di Milano-Cortina 2026. Il sogno, per Noriaki, è quello di esserci. Lui, che ha mancato l’appuntamento con Pechino 2022 dopo essere stato una presenza fissa da Albertville 1992 a Pyeongchang 2018, certe situazioni se le lega al dito. Le considera dei conti aperti da saldare.

Come Lee Van Cleef nei panni del colonnello Mortimer di “Per qualche dollaro in più”, il giapponese è un esattore paziente e “alla fine si fa sempre pagare”. Uomini o donne capaci di prendere parte a nove edizioni delle Olimpiadi invernali ancora non se ne sono visti. Lui, arrivato a quota 8 come la pattinatrice tedesca (e coetanea) Claudia Pechstein, ci vuole provare.

Non sarà semplice, perché la modernità incombe e i posti riservati al salto con gli sci maschile si sono ridotti rispetto al passato. Sarà anzi difficilissimo esserci, perché se Kasai è riemerso dai meandri del folto movimento nipponico, è anche in virtù di una serie di circostanze favorevoli (le difficoltà in cui sono incappati, sostanzialmente in contemporanea, tanti connazionali).

Eppure, Noriaki non si arrende. Quante volte è stato dato per finito? Tante. Ormai abbiamo imparato a non salutarlo mai usando “Sayonara”, espressione che implica come non lo si rivedrà più, bensì dicendogli “Ittekimasu”, congedo in cui è sottinteso un ritorno.

Per il momento gli diciamo “otanjoubi omedetou gozaiasu”, facendogli gli auguri di buon compleanno in maniera formale. Potremmo anche azzardarci a dirgli “tanjoubi omedetou”, la formula usata con gli amici, perché lo conosciamo idealmente da talmente tanto tempo da considerarlo tale.

Lo aspettiamo in Italia, sui trampolini in ricostruzione di Predazzo, tra 20 mesi. Sarà quasi impossibile vederlo nei panni di atleta, ma è quel “quasi” la parola chiave.

A queste longitudini (in ritardo rispetto al Giappone, sotto tanti punti di vista) avremo radici diverse, ma le speranze speranze e gli orizzonti sono gli stessi di Kasai. La dimensione onirica prescinde dallo spazio e dal tempo. Auguri Noriaki, “cento di questi giorni”. Anzi, “Banzai!”, come dite voi. “Diecimila anni!”