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Tuffi
Tuffi, Andreas Sargent Larsen a processo per atti persecutori sull’ex fidanzata. A rischio Parigi 2024?
Si complica il percorso di avvicinamento di Andreas Sargent Larsen verso i Giochi Olimpici di Parigi 2024, dopo aver conquistato il pass individuale per la piattaforma 10 metri in occasione degli ultimi Mondiali di Doha. Il tuffatore azzurro è protagonista infatti di una spinosa vicenda giudiziaria che potrebbe anche costargli la partecipazione alle Olimpiadi.
L’italo-danese, il 25 giugno, dovrà comparire per la prima volta in tribunale a Roma dopo essere stato rinviato a giudizio per atti persecutori nei confronti dell’ex fidanzata. La situazione è grave e la Federnuoto, tramite la sua Procura, ha richiesto copia degli atti alla Procura ordinaria della Capitale. La ragazza che ha sporto denuncia, per fatti risalenti a quattro anni fa (lei aveva 17 anni, lui 21), era anche compagna di squadra di Larsen all’Aniene.
“Mi ha stretto il collo fino a farmi sanguinare, mi ha soffocata due volte con un cuscino. Quando perdeva la calma, fermava l’auto e mi costringeva a scendere, mi diceva, ‘vado a schiantarmi, voglio morire’, era ossessionato dalla possibilità che potessi uscire con un altro tuffatore e in trasferta lo ha aggredito davanti a tre allenatori“, racconta la giovane.
In un’intervista concessa a Repubblica, ha poi aggiunto: “La mia allenatrice, Benedetta Molaioli, lo aveva portato a Roma dalla Danimarca. Aveva smosso mari e monti. Ci preparavamo insieme ed è nata un’amicizia, che, piano piano, è diventata un rapporto più personale. Non è mai stato semplice, neppure per un minuto. Poteva sembrare fossimo una coppia felice, lui era gentile con i miei genitori, ma non era così. A mia madre tante cose non le ho mai raccontate. Ero piccola e ho accettato situazioni che avrei dovuto liquidare subito. Gli chiedevo scusa per ogni cosa, mi faceva sempre sentire in colpa“.
Sull’addio all’Aniene dello scorso dicembre: “Non potevo più restare, avevo perso la fiducia nella mia allenatrice. Mi ha lasciata indifesa, ha sempre tutelato il suo pupillo. Quando sono andata da lei, devastata e spaventata per quello che stava accadendo, mi ha zittita: ‘Per me Andreas è un bravo ragazzo’, ha detto. ‘Ti stai facendo troppi problemi, non me ne parlare più’. A mia madre ha spiegato che la violenza che subivo dipendeva dai miei atteggiamenti. Forse Molaioli pretendeva che una ragazzina non parlasse con nessuno in piscina e camminasse con lo sguardo basso per evitare la gelosia del tuffatore che proteggeva. Non ho mai capito davvero: che avrei dovuto fare, escludermi? Io non ho mai avuto atteggiamenti equivoci, non ho fatto nulla per far ingelosire Andreas. Lui, invece, mi ha tradito“.
La 21enne spiega che Larsen “è protetto perché serve alla nazionale italiana, individuale e a squadre. Ero stata inserita nel progetto per gli Europei del sincro, ma ai giovanili mi è uscita la spalla dopo un tuffo. Mi hanno operato, ho fatto un anno di riabilitazione. Era un momento duro, ma mi stavo impegnando per i Giochi di Parigi. Se mi fossi potuta allenare come gli altri credo che, sì, ce l’avrei fatta. Non mi hanno dato la possibilità. Lui ci andrà? Mi sembra un’ingiustizia, ma sono così delusa e scioccata che posso dire che me lo aspettavo“.
Nel frattempo la Polizia ha provveduto al ritiro della pistola d’ordinanza del tuffatore azzurro, tesserato per le Fiamme Oro. Sargent Larsen aveva già avuto problemi con la giustizia, rimediando una squalifica di tre mesi (12 aprile-11 luglio 2023) per doping dopo essere stato trovato positivo al Carboxy-THC.