Tennis
Wimbledon 2024: da Draper a Struff. Le mine vaganti che nessuno vorrebbe ritrovarsi di fronte
Spesso risulta complicato stabilire qualunque ordine di preferenze quando si va a parlare di erba, di Wimbledon e di tutti gli annessi e connessi. Troppo particolare è il discorso prati relativamente al tennis, tant’è che fino a pochissimi anni fa le teste di serie risentivano anche di questo discorso. L’All England Lawn Tennis Club, infatti, stabiliva un proprio algoritmo che teneva conto anche dei risultati su erba pregressi (su due anni) per comporre il seeding. Poi è arrivata l’uniformità rispetto anche agli altri Slam (dunque si segue la classifica mondiale), ma le particolarità rimangono. Una premessa è dovuta: qui non si parlerà di giocatori italiani (soprattutto di uno, per cui è necessario un capitolo molto più ampio).
Ed è per questo che, oggi, bisogna sempre fare attenzione a quelle teste di serie basse che sanno, però, come rendersi molto pericolose. Il principale nome sul quale puntano i padroni di casa, con Andy Murray che anche fosse in campo difficilmente sarebbe competitivo sul lungo periodo, diventa Jack Draper. E il suo nome non spunta a caso: sarà numero 28 del tabellone e, dunque, potrebbe avere a che fare con alcuni dei migliori del mondo (non i primi quattro, ma la fascia 5-8, quella di Hurkacz) in sede di terzo turno. Un nome quasi d’obbligo, il suo, dal momento che le sue quotazioni sono state alzate al massimo grado dal successo al secondo turno del Queen’s contro Carlos Alcaraz e, prima ancora, dal titolo a Stoccarda. Il suo talento sull’erba, però, era noto da tre anni, quando sempre al Queen’s batté Jannik Sinner (al tempo in un periodo complesso) e poi, a Wimbledon, strappò un set a Novak Djokovic al primo turno. Rallentato da problemi fisici, si è ripreso il posto che merita dalla fine del 2022 e, ora, è anche pronto a dare l’assalto a posizioni di spicco.
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Altre figure pericolose della fascia 25-32 in tema di teste di serie sono l’olandese Tallon Griekspoor, che in Italia è ben noto per le tante battaglie con Sinner (compresa quella di Halle), e il cinese Zhizhen Zhang, che con la semifinale tedesca ha acciuffato l’ultimo posto disponibile nel seeding (almeno finché ci sarà Djokovic in tabellone: un suo forfait potrebbe cambiare le carte in tavola a favore del francese Arthur Fils, il cui potenziale sui prati è ancora sostanzialmente ignoto).
Ci spostiamo fuori dalle teste di serie, o, per meglio dire, tra chi si può incontrare fin dal primo turno. L’altro nome inevitabilmente sulla bocca di molti in tema di difficoltà è quello di Jan-Lennard Struff. Il tedesco ha severamente impegnato Sinner a Halle, e punta molto su Wimbledon per un paio di motivi. Il primo è che, nella sua attuale condizione, ha tutto per andare al di là di quel terzo turno che, nella sua lunga carriera, è il suo massimo risultato ai Championship. Il secondo è che, dato che l’anno scorso è stato fermo da Halle a Zhuhai (settembre) per infortunio, ha tutto l’interesse a raggranellare punti per rientrare nei primi 30 e, perché no, dare l’assalto ai 20 proprio nella parte conclusiva della sua parabola agonistica.
Dalle sue stesse parti è impossibile non citare altre figure particolarmente “rischiose” in tema di accoppiamento. Particolarmente importante capire dove andrà a finire Christopher Eubanks, che quest’anno non si è però espresso agli stessi livelli di un 2023 che ha per lui avuto del miracoloso, fin quasi a togliere dallo Slam erboso Daniil Medvedev (il russo rimontò diverse situazioni di svantaggio per batterlo al quinto set). I quarti a Wimbledon, lo scorso anno, li ha raggiunti anche Roman Safiullin, con il russo che fu fermato da Sinner, ma nel 2024 arriva a Wimbledon con due partite sull’erba giocate (Berrettini a Stoccarda e l’ungherese Fabian Marozsan, un altro non privo di pericoli considerato il rendimento nei tornei più importanti). Altro uomo arrivato molto avanti nel recente passato, ma bisognoso di ritrovare sensazioni e conferme, è Cameron Norrie, che nel 2022 fece sognare in terra britannica arrivando fino alla semifinale. Fino ad ora, però, la sua campagna erbivora è stata men che gloriosa, come pure quella di Dan Evans.
Ci sarebbero altri due nomi da tenere presenti, già solo per quello che rappresentano. Denis Shapovalov a Wimbledon ha raggiunto la semifinale nel 2021, ma il canadese è fondamentalmente nel peggior periodo della sua carriera e c’è da dubitare circa le sue possibilità ai Championships. Stesso discorso per Roberto Bautista Agut, con lo spagnolo che si giocò molto bene l’edizione 2019, ma è in nettissimo calando. Discorso a parte per Kei Nishikori e Stan Wawrinka: il giapponese e lo svizzero ci sono, ognuno per la propria via, e hanno quarti di finale in carriera, ma non sono mai stati definibili come veri animali da erba. Restano comunque da tenere sott’occhio, anche se il nipponico è lontanissimo parente della sua versione migliore e anche l’elvetico, per quanto qualche lampo del suo glorioso passato lo mostri, non ha più la condizione costante del passato.