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Wimbledon 2024, Jasmine Paolini e l’obiettivo di fare più punti possibili in un contesto sfavorevole

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Tra qualificazioni e tabellone principale, questa sarà la settima partecipazione a Wimbledon di Jasmine Paolini. Lo Slam sui prati, però, mai le ha portato particolare fortuna, soprattutto per i sorteggi e in modo particolare quando si è trattato di partire dal main draw. Una mano, quest’anno, dovrebbe dargliela il ruolo di testa di serie numero 7, ma c’è sempre da tenere d’occhio quel fastidioso fattore chiamato giocatrici che sull’erba trovano la propria giusta dimensione.

Ad oggi, l’unico successo della toscana che, al Roland Garros, ha fatto sognare fino alla finale risale alle qualificazioni del 2017. A leggere i nomi che erano impegnati viene più di qualche brivido: ci sono tantissime giocatrici tuttora grandissime protagoniste. Sabalenka, Jabeur, Andreescu, Krejcikova, Collins, Kenin: tutte vincitrici o finaliste Slam, per non parlare delle altre protagoniste attuali. In quel contesto, Paolini batté subito la britannica Eden Silva, ma perse subito dopo con la croata Jana Fett, giocatrice mai realmente esplosa e con una brevissima comparsata nelle prime 100. Nel 2018 ebbe la sfortuna di trovare l’uzbeka Sabina Sharipova nella sua miglior forma (spot peraltro incredibile con Dolehide, Zvonareva e Patty Schnyder, con la svizzera battuta da Jessica Pieri). Nel 2019 la sconfitta con la russa Varvara Flink.

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Per quanto riguarda il tabellone principale, dal 2021 in avanti, le sono sempre toccati calibri impegnativi. In particolare, nel 2021 pescò Andrea Petkovic. La tedesca non è mai stata una particolare erbivora, ma quel giorno fu più forte. Nel 2022 e 2023, invece, stessa identica malasorte per Paolini: Petra Kvitova, vincitrice nel 2011 e 2014 e mai diventata numero 1 soltanto per una questione di inezie (l’avrebbe meritato). In entrambi i casi, però, è riuscita a strapparle un set: il primo nell’occasione iniziale, quello di mezzo (al tie-break) nella seconda.

Va da sé che, quest’anno, con una migliore situazione a livello di possibilità di pescare bene le cose non dovrebbero risultare così negative. Certo, rimane ancora una profonda incognita circa le sue possibilità sui prati. A Eastbourne non debutterà che domani, e solo allora si capirà se davvero ci sono le possibilità di invertire un trend storicamente negativo anche al di là di Wimbledon. Dal 2017 a oggi, infatti, sono appena sette le partite sull’erba vinte dalla numero 7 del mondo in carriera. Questa volta è giunta alcuni giorni prima, accompagnata da Renzo Furlan, per cercare di preparare in modo significativo un appuntamento che può darle parecchio sia in termini di fiducia che di punti.

Può essere, del resto, l’inizio di un ottimo momento: da qui almeno fino agli US Open la toscana, Palermo a parte, ha da difendere relativamente poco, potendo dunque ancor più scalare il ranking WTA. Il punto principale, però, è relativo soprattutto a un concetto di forma che tutti sperano non essere svanita assieme a Parigi. Il banco di prova potrebbe essere subito importante, qualora la belga Elise Mertens riuscisse a battere al primo turno la britannica Lily Miyazaki. Non una super specialista neppure lei, ma una giocatrice che raggiunge con buona costanza terzo e quarto turno ai Championships. Il resto dipende (anche) da Jelena Ostapenko, stante l’imprevedibilità della lettone.

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