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Wimbledon, Lucrezia Stefanini si arrende al primo turno delle qualificazioni, Olga Danilovic passa in due set

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Stefanini / LaPresse

Lucrezia Stefanini deve abbandonare il sogno di qualificarsi a Wimbledon. La ventiseienne toscana deve arrendersi al cospetto di Olga Danilovic, figlia di quel Sasha che ha messo a ferro e fuoco i parquet del basket italiano nella seconda parte degli anni ’90 con la maglia della Virtus Bologna. Una partita che si chiude sul 6-3 6-4 dove ha prevalso la maggior potenza della serba, ma con l’azzurra che ha qualcosina da recriminare.

L’inizio della partita è abbastanza equilibrato, con i primi cinque giochi che procedono senza troppi problemi. Nel sesto gioco arriva il primo sussulto, con l’azzurra che sale sopra 0-30 e riesce a procurarsi anche una palla break, ben annullata dalla serba. La figlia d’arte inizia così a premere il piede sull’acceleratore, mettendo la sfida sul ritmo, e Lucrezia ha sempre più problemi: un break per Danilovic con il dritto lungo, che poi continua ad andare a tutto braccio. Altro servizio strappato a Stefanini e, con un parziale di quindici punti a quattro, la numero 116 al mondo si prende il primo set.

E la figlia d’arte sembra piano piano accrescere le proprie certezze, rischiando davvero poco e nulla sul proprio servizio. E quando arriva il break del 4-2 in suo favore la partita sembra volgersi a conclusione. Ma Danilovic inizia ad incepparsi e Lucrezia se ne avvede: due palle break, sfruttando la seconda grazie a un rovescio in lungolinea della serba in corridoio. La partita sembra svoltare, l’azzurra aggredisce in risposta e si procura cinque palle break nel nono gioco, su quattro Danilovic è ingiocabile ma su una, la quarta, c’è una volée giocata abbastanza male. La serba riacquista fiducia e torna di nuovo ad accelerare: quattro punti in fila in risposta e partita chiusa.

Lucrezia vince solo il 59% dei punti con la prima ed il 50% con la seconda, ma paradossalmente ha avuto più palle break della sua avversaria, nove in tre giochi, pagando una poca freddezza soprattutto in quel nono gioco del secondo set che poteva allungare la partita.

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