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Wimbledon, Matteo Berrettini outsider di lusso in tabellone. L’incognita sorteggio, gli alti e bassi nell’avvicinamento

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Matteo Berrettini

C’è un uomo che chiunque, ma proprio chiunque, vorrebbe evitare nel sorteggio. Certo, non stiamo parlando di una situazione alla Rafael Nadal al Roland Garros (e, per ovvie ragioni, ci mancherebbe altro), ma Matteo Berrettini, tra tutti i nomi che possono uscire dall’urna, è senz’altro il più temuto tra tutti quelli al via dei Championships senza lo status di testa di serie.

Il romano, peraltro, con Wimbledon ha pur sempre un conto molto più che aperto. Dopo l’ottimo debutto del 2018 in formato terzo turno, e dopo gli ottavi del 2019 in cui “assaggiò” sia il Centre Court che Roger Federer col risultato di sentire troppo forte l’emozione del momento, il 2021 fu davvero il suo anno. Finale, come mai un’italiano l’aveva raggiunta a Wimbledon, e per il 2022 sembrava tutto pronto per la replica: era impensabile considerarlo meno che favorito numero 2. Qualcuno, però, ebbe idee diverse: il Covid-19. E così quell’edizione non lo vide al via. Tornò nel 2023, batté in sequenza De Minaur e Zverev, spaventò Alcaraz agli ottavi.

Oggi Berrettini arriva da tennista con molta più tranquillità. A Stoccarda è arrivato a un niente dal battere Jack Draper, e che si trattasse di una finale di elevatissimo livello lo ha ulteriormente comprovato il successo del britannico contro il murciano al Queen’s. Contemporaneamente, il romano perdeva dall’USA Marcos Giron mostrando chiari segni di stanchezza, comprensibili visto che mancava dalle competizioni a livello costante da troppo tempo. Un dato, però, spicca tra tutti: delle 19 partite giocate quest’anno, l’ex numero 6 del mondo ne ha perse appena cinque, con un successo di torneo a Marrakech, una finale a Stoccarda, il citato secondo turno di Halle e le sconfitte all’esordio a Montecarlo (stanchezza evidente) e a Miami (contro uno dei migliori Murray dell’anno).

E, del resto, a rappresentare un tema di conferma della pericolosità di Berrettini per chiunque ci pensa anche un’altra classifica. Non quella ufficiale ATP, e nemmeno la Race, ma quella costruita in base all’Elo. Secondo questa graduatoria, si trova al 22° posto (27° prendendo in considerazione solo il 2024), un upgrade molto rilevante rispetto al 60° attuale. Ma c’è di più: prendendo in considerazione la sola erba, dietro Djokovic, Alcaraz e Sinner ci rimane lui. Ottimi motivi, questi, per comprendere la reale capacità di far molto bene di Matteo sull’erba. Chiaramente, ci sarà il sorteggio a dovergli dare una mano. Perché un conto è pescare qualche giocatore che può perfino essere abituato più alla terra rossa e va a Wimbledon senza obiettivi, un conto è pescare uno dei big. Certo, dipende anche da quale big: per un Mariano Navone (Argentina) che con l’erba non ha nessun rapporto ci sono i primi tre (contando Djokovic dentro), Hurkacz e altri di riconosciuto valore sull’erba.

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