Artistica
Angela Andreoli, la Fata che divora pressione e sprizza talento: il doppio closer da argento olimpico
Angela Andreoli è sempre stata identificata dagli addetti ai lavori come l’erede di Vanessa Ferrari: un talento cristallino e naturale, grandi mezzi fisici, incontenibile voglia di lavorare ed enorme potenziale hanno più volte lasciato pensare che la bresciana potesse diventare un autentico portento sul panorama internazionale della ginnastica artistica. Qualche problemino fisico di troppo ha però complicato la crescita della classe 2006, che ha comunque più volte brillato insieme alle altre Fate.
Il palmares parla per lei: trionfo con la squadra agli Europei nel 2022 e nel 2024, bronzo continentale al corpo libero nelle stesse edizioni della rassegna continentale. L’azzurra doveva prendere sicurezza dei propri mezzi e capire che davvero poteva esplodere in maniera fragorosa, guadagnandosi tutto lo spazio che oggettivamente merita di prendersi. La grinta, la caparbietà, il carattere di Angela Andreoli sono emersi in maniera dirompente nel momento più importante della storia della Polvere di Magnesio tricolore, ovvero quando, dopo venti anni di durissimo lavoro, ci si è trovati a lottare per una medaglia nella gara a squadre alle Olimpiadi, in piena bagarre per dimostrare la caratura del movimento di un’intera Nazione.
Gareggiare sotto pressione era forse stato uno dei talloni d’Achille della nostra portacolori, ma proprio ieri ha scacciato la paura e ha fatto capire di che pasta è fatta. Alla trave è così facile sbagliare e cadere, invece dopo gli esercizi di Alice D’Amato (13.933) e Manila Esposito (13.966) non ha minimamente tremato sui 10 cm, anzi ha anche proposto l’uscita in Tsukahara (13.300) per rilanciare le ambizioni del quintetto guidato dal DT Enrico Casella. Al corpo libero ha confezionato un autentico cioccolatino: Manila Esposito era infatti caduta (12.666), Alice D’Amato non era stata impeccabile (13.466) e serviva un grande esercizio al corpo libero per meritarsi il podio.
Aveva sulle spalle un palazzo intero, gareggiare sapendo che dalla tua prova dipendono le sorti di tutte le compagne e del Paese è complicatissimo. Bisogna avere carattere ed è proprio lì che la vera cattivera agonistica di Andreoli ha fatto la differenza, stampando addirittura un enorme 13.833 che in qualifica sarebbe valso il quarto punteggio e la qualificazione alla finale di specialità (a 67 millesimi dalla seconda piazza occupata dalla brasiliana Rebeca Andrade). Un vero portento ha dimostrato quello che vale davvero e da qui inizia una nuova parte di carriera, per ottenere altri grandi risultati di lusso (magari anche ai Mondiali in campo individuale), con al collo un argento olimpico in meno e nel cuore la certezza di essere fortissima.
Manila Esposito, la più giovane medaglia italiana alle Olimpiadi. Funambolo dopo il dominio europeo