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Basket: Italia, finale dei Mondiali U17 contro gli USA da vivere con gioia. Un grande traguardo e il confronto con i migliori

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Italia U17 / fiba.basketball

A prescindere da come finirà, oggi per l’Italia è il giorno della storia in fatto di basket giovanile. Al Sinan Erdem Dome di Istanbul, Turchia, si giocherà infatti la finale dei Mondiali Under 17. Alle ore 19:00 c’è l’appuntamento, storico, con Team USA. Proprio quello che la rassegna iridata giovanile mai l’ha persa, e spesso l’ha portata a casa con risultati molto altisonanti.

Gli azzurri di Giuseppe Mangone hanno dimostrato cosa significhino due cose. La prima: salire di condizione e convinzione nel corso del torneo. La seconda: sfruttare a dovere i 40 secondi in grado di cambiare la storia di questo percorso. Iniziato, va detto, male: con l’Argentina partita guidata molto a lungo e poi gettata alle ortiche in maniera incomprensibile, con la Turchia comodamente avanti nei primi due quarti, poi finita in lotta e persa. A quel punto, vittoria sulla Nuova Zelanda non in grado di evitare il quarto posto nel girone, e il conseguente accoppiamento con l’Australia. Che, però, pur facendo 3 su 3 non aveva completamente convinto.

Ne è uscita una partita bella per i canoni giovanili, ma in cui gli aussie sembravano potercela fare fino a 40 secondi dalla fine. Già, sembravano: in quel momento è cambiato tutto per gli azzurri, capaci prima di andare all’overtime e poi di trovare in Achille Lonati un ragazzo dall’istinto ben più che freddo, quello utile per entrare nelle migliori otto. Di lì è stato molto più facile affrontare prima Porto Rico e poi di nuovo la Turchia, con due vittorie convincenti non solo per il divario, ma per la capacità di concretizzare le situazioni. Un senso di sicurezza arrivato proprio da quel clamoroso finale con l’Australia e diventato sempre più importante momento dopo momento.

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Gli USA, fino a questo momento, sono stati semplicemente devastanti. Stavolta non c’è figuratività nel senso della parola: è un termine reale. Basta vedere i distacchi rifilati nella manifestazione. Nel girone 104-81 (+23) alla Francia, 124-49 (+75) alla Guinea, 146-62 (+84) alla Cina. Nella fase a eliminazione diretta 141-45 (+96) alle Filippine, 111-60 (+51) al Canada e 145-65 (+80) alla Nuova Zelanda. Parlare di dominio è anche poco, e si tratta di una generazione di davvero grande talento per gli States.

A guidarla Cameron Boozer, figlio di Carlos (due volte All Star NBA e con varie stagioni in doppia doppia di media), 19,5 punti di media ad allacciata di scarpe cui aggiunge 9,3 rimbalzi. Praticamente una specie di evoluzione del padre, con il quale condivide anche il ruolo di ala grande. Si parla di un prospetto da primissime scelte al Draft NBA 2026, ed è un ruolo che dividerà con AJ Dybantsa, in squadra con lui in questa rassegna e anch’egli in ottimo stato, con 14,2 punti, 3,8 rimbalzi e 4,3 assist a partita. Di fatto, qui ci sono tre dei primi cinque prospetti per il succitato Draft 2026 (il terzo è il centro Chris Cenac), più altri che hanno un gran futuro davanti: Koa Peat, l’altro Boozer, Cayden, sono solo due dei nomi.

Bisognerà però ricordarsi anche degli azzurri. Perché in diversi hanno davvero un futuro importante nelle gambe, e sarebbe giusto poterli ritrovare, nei prossimi anni, a poter conquistare posti di rilievo in Serie A. Molto premiati i due blocchi di Olimpia Milano e Bassano, che hanno fornito la maggior parte dei giocatori a questo gruppo, del quale Maikcol Perez è candidato numero uno a finire nel miglior quintetto della manifestazione. Giusto è, però, ricordarli tutti: da Patrick Hassan ad Adrian Mathis (figlio di Donte, che divenne italiano per matrimonio nel 2005), da Jason Nistrio a Giovanni Granai. E poi Francesco Carnevale, bravissimo nel quarto di finale con Porto Rico. Luigi Suigo può rappresentare qualcosa di importante in chiave futura per il ruolo di 5, ma quando si va su Achille Lonati è inevitabile pensare al suo sangue freddo nell’occasione di maggior rilievo. E poi c’è Diego Garavaglia, sul quale Milano ha deciso correttamente di puntare in chiave giovanile. Matteo Accorsi, Mattia Ceccato (tra i migliori in chiave assist) e Brian Angeletti sono poi coloro che completano un’Italia della quale si spera di ritrovare tracce nel futuro.

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