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Basket, le favorite delle Olimpiadi di Parigi 2024. O forse bisognerebbe usare il singolare…

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Stephen Curry
Curry / LaPresse

La pallacanestro mondiale si riunisce ancora una volta nel contesto olimpico. Parigi 2024, la nona sinfonia dei professionisti NBA: risale infatti al mito di Barcellona 1992 la prima volta dei giocatori d’oltreoceano. Solo che, da allora, a quelli degli USA se ne sono aggiunti in enorme quantità sul piano internazionale.

Quello che non cambia mai, però, è lo status di favorita della selezione a stelle e strisce. 12 superstar come non se ne vedevano da tantissimo, forse dall’accoppiata 2008-2012, e tantissimi paragoni con la squadra del 1992 che, vale la pena ricordarlo, nella più famosa partita di allenamento della storia fu arbitrata da Bruno Duranti, al tempo uno dei più bravi arbitri d’Europa. Quello che, nel celebre libro “Dream Team”, Jack McCallum semplicemente definì “un signore italiano”.

Ma anche una squadra tanto forte non può prescindere da un fattore: la difesa. Lo sa Steve Kerr, che allena, lo sa LeBron James, che è la stella dichiarata per mille e una ragioni, lo sa Steph Curry, che dopo la sconfitta sfiorata con il Sud Sudan (compagno di girone di Team USA) ha avvertito: bisogna muoversi nella propria metà campo. Anche perché là fuori il mondo è cresciuto e, come si diceva, chi vuole togliere agli States la corona c’è. Al netto del fatto che larga parte dei favori del pronostico va verso la terra del basket per eccellenza.

Si parte dalla Francia. Una Francia che ha in Victor Wembanyama la star acclamata e coccolata, un classe 2004 che potrebbe diventare il semplice concetto di rivoluzione nella pallacanestro per fisico, movimenti e raggio di esecuzione di praticamente qualunque cosa. E il supporting cast è adeguato, da Rudy Gobert in giù. Due i problemi: l’incostanza e, potenzialmente, le gelosie interne, che spesso hanno fatto tanti danni tra i transalpini.

Più ancora può essere qualificato il Canada, che ha tolto dal podio la versione Mondiali 2023 degli States, e questa volta avrà tutto il blocco delle star NBA più Jamal Murray, e scusate se è poco. Shai Gilgeous-Alexander ancora contro tutti: sarà ancora gloria per l’era successiva a quella di Steve Nash?

E poi c’è sempre la Germania Campione del Mondo, che assieme a Serbia e Spagna completa un ricco panorama europeo capace di dare serissimo fastidio alle big. I tedeschi hanno saputo costruire tantissimo attorno a Dennis Schröder: ora c’è una squadra, una vera, molto evoluta da quella di Tokyo 2020 (2021). La Serbia basta citarla, più ancora che con Nikola Jokic, con il nome di un’autentica volpe della panchina, Svetislav Pesic, che ancora dissemina quei trucchi che metteva insieme fin dai tempi del Bosna Sarajevo, quarant’anni fa. Quanto agli iberici di Sergio Scariolo, la storia è nota: più si va avanti, più diventa difficile da battere. Anche se, stavolta, la fase sembra di transizione. E ad avercela, la transizione iberica.

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