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Nuoto
Caso nuotatori cinesi. Il Procuratore indipendente dà ragione alla WADA. Fine della storia?
Potrebbe essere vicina (come anche no) la parola “fine” alla lunghissima polemica che ha riguardato il caso dei ventitré nuotatori cinesi (undici di questi in corsa a Parigi 2024) risultati positivi alla trimetazidina sette mesi prima delle Olimpiadi di Tokyo 2020. Uno scandalo riportato per primo dal New York Times e dalla testata tedesca ARD che ha suscitato, come logico che sia, un lungo e controverso polverone.
Il motivo del tanto rumore al tempo fu provocato dalla scelta da parte di CHINADA di non introdurre alcuna sanzione, dopo che si era riusciti a dimostrare l’innocenza degli atleti, i quali avevano assunto il farmaco solo in modo indiretto, dunque tramite contaminazione di tracce presenti nell’hotel dove stavano soggiornando.
La questione ha gettato nel vortice anche l’Agenzia Mondiale Antidoping, accusata soprattutto dalle autorità statunitensi di aver avallato la scelta da parte dell’organo di controllo cinese, insabbiando così la vicenda. Per questo motivo la WADA ha scelto di avviare un’indagine interna indipendente, supervisionata da Eric Cottier, Procuratore svizzero in pensione che ha fornito nelle score ore i primi risultati provvisori, smentendo la tesi accusatoria.
“Dal dossier fornito, non appare nulla che dimostri che la WADA abbia favorito in alcun modo i 23 nuotatori cinesi“, ha detto Cottier. La decisione, che deve ancora passare per il vaglio definitivo, è stata accolta ovviamente con favore dal Presidente Witold Banka: “La WADA è lieta che il Comitato Esecutivo abbia accolto con favore le conclusioni del rapporto provvisorio del Procuratore Indipendente sul caso del nuoto cinese. Sulla base del rapporto provvisorio e della discussione con il Sig. Cottier, il Comitato Esecutivo è stato soddisfatto di avere accesso a tutti gli elementi di cui aveva bisogno per giungere alle conclusioni che la WADA non ha mostrato pregiudizi nei confronti della Cina e che la sua decisione di non appellarsi al caso del nuoto era ‘indiscutibilmente ragionevole’ sulla base delle prove“.
Non è mancata poi anche una bordata contro l’USADA: “Ciò che sta accadendo negli Stati Uniti è una situazione molto pericolosa per il futuro dell’antidoping. Un paese vuole indagare e analizzare casi di altri paesi, anche nelle gare nazionali”. Proprio sul fronte oltreoceano al momento la questione è passata sotto la custodia dell’FBI che ha interpellato il Direttore Esecutivo di World Aquatics, Brent Nowicki per una sua testimonianza diretta. La sensazione è che, come spesso capita in queste situazioni (vedesi il caso Valieva), la telenovela malgrado eventuali responsi definitivi sia destinata a durare ancora per tanto tempo.