Olimpiadi
Furlan sull’ascesa di Jasmine Paolini: “La svolta quando non ci siamo posti limiti. A Parigi per una medaglia”
Renzo Furlan è stato il grande ospite dell’ultima puntata di TennisMania, trasmissione condotta da Dario Puppo (giornalista e telecronista di Eurosport) e visibile sul canale Youtube di OA Sport. Il coach di Jasmine Paolini, rivelazione assoluta della stagione nel tennis femminile con la doppia finale Roland Garros-Wimbledon, ha esordito dichiarando di non aver ancora immaginato la possibilità di vincere il premio di allenatore dell’anno a fine 2024: “Sinceramente non è una cosa alla quale ho mai pensato, però se arriva qualcosa fa piacere“.
L’ex tennista italiano ha poi ricordato l’evoluzione della collaborazione con Paolini: “Il sodalizio è iniziato a fine 2015 e per 4 anni è proseguito part-time, perché io avevo comunque un accordo con la Federazione serba per fare 24 settimane di direzione del settore tecnico a Belgrado, quindi nelle restanti settimane davo una mano a Jasmine. Abbiamo iniziato un po’ così. Per 4 anni è stato un lavoro part-time con lei. Dalla pandemia, quindi dal 2020, è diventato full-time. Lei mi ha chiesto un impegno più intenso e assiduo, quindi abbiamo fatto questo accordo e niente, da lì abbiamo cominciato full-time“.
“Credo potesse fare quello che ha fatto già un po’ prima, perché ha veramente tanto potenziale. Dopo il torneo di Chicago nel 2021 le dissi: ‘Dobbiamo cambiare il modo di pensare. Io e te alla fine siamo un coach e un atleta che sì, devono sempre toccare con mano quello che fanno, assimilarlo e consolidarlo per poi fare lo step successivo, ma cominciamo a pensare invece che non ci sono limiti. Ok, dobbiamo continuare a lavorare sul particolare, ma non ci sono limiti’. Quindi mi sento di dire che sia cominciato in quell’epoca lì il lavoro che poi ha portato questi risultati, che poi raggiunge perché lei ha un talento straordinario, non c’è ombra di dubbio“, spiega Furlan.
Sui punti di forza della toscana: “Siamo di fronte a una ragazza che ha secondo me più talento di quello che avevo io, devo essere sincero. Tecnico, fisico, pur essendo piccolina è una ragazza estremamente esplosiva ed elastica, con una fibra muscolare notevole, e credo che anche mentalmente abbia quella capacità di prendere l’occasione al volo che io forse non avevo. Forse ero un po’ titubante. Lei secondo me invece ce l’ha, ce l’ha più di quello che avevo io. Poi è ovvio che io ho provato a trasmettere a lei quello che è stato il mio percorso, provando a darle tutte le indicazioni utili basandomi sulla mia esperienza di ex giocatore e sulle sue qualità straordinarie che fin da subito ho visto. Poi sai, quantificare una qualità o un talento in un numero è difficilissimo ed io neanche ci provo. Io provo solo a tirar fuori il meglio da lei, poi è bello stupirsi di dove si arriva“.
Sulla vittoria più significativa dell’anno nei tornei Slam: “Passa un po’ in sordina perché l’ha vinta al terzo turno, però lei ha fatto un terzo turno a Parigi e un terzo turno a Wimbledon battendo in entrambi i casi Andreescu. Secondo me la Andreescu è una giocatrice di uno spessore notevole e ho sempre pensato che dovesse stare facile per anni tra le prime cinque perché ha tutto: fisico, tecnica, tattica, intelligenza, è una lottatrice e un’agonista pazzesca, però c’è qualche problematica se questa ragazza non si esprime con continuità. Io la reputo una giocatrice notevole e Jasmine l’ha battuta due volte in due tornei così importanti dopo che comunque la canadese aveva fatto vedere un ottimo tennis, visto che a Parigi aveva battuto la Kalinskaya e a Wimbledon la Noskova in due set, quindi era pronta. A Wimbledon era col dente avvelenato, perché aveva già perso e secondo me è andata in campo con un altro piglio, però lo stesso e anzi, Jasmine ci ha vinto in due set. Io credo che queste due partite abbiano dato una dimensione diversa e molto più consistente alla Jasmine Paolini come giocatrice sinceramente“.
Sul gioco eccelso messo in mostra sull’erba di Londra: “A Wimbledon secondo me ha fatto vedere un’evoluzione, un tennis molto più brillante, dettato anche dalla superficie. Io le ho sempre detto che avrebbe potuto giocare bene sull’erba, perché ha senz’altro una velocità di braccio e di ricerca della palla straordinaria, che sul prato è fondamentale. Sa muoversi avanti e indietro molto bene, in laterale, quindi può difendere e può tirare forte. Rispetto a prima adesso ha anche un bagaglio tecnico derivante dal doppio, quindi volée, risposta al servizio, posizione a rete, molto superiore a qualche anno fa e quindi poteva giocar bene sull’erba per tutta questa serie di motivi. Secondo me lì si è lasciata un po’ andare strada facendo. Ha consolidato il livello, ti parlo di un primo turno giocato male e di un secondo turno durissimo nel primo set, poi si è lasciata andare e da lì è stato un crescendo. Ha giocato molto più brillante, è venuta a rete, è venuta a prendersi i punti, però ecco è un’acquisizione di sicurezza presa strada facendo derivante dal doppio e dal fatto di aver vinto tante partite. Si sente di possedere un livello diverso e sa che comunque in certe partite non può giocare sulla falsa riga di prima, deve fare qualcosa in più e quindi ha ben presente questo. Ecco perché si è vista una Jasmine Paolini più evoluta. Quello che lei ha fatto vedere a Wimbledon è senz’altro un tennis superiore, che lei non ha mai fatto vedere. Adesso l’obiettivo è provare a tenerlo e anzi, provare a lavorare per implementare alcune cosine perché c’è sempre qualcosina da poter migliorare”.
Sui possibili rimpianti per l’epilogo della finale persa con Barbora Krejcikova in volata al terzo set: “È ovvio che se vai ad analizzare tanti piccoli particolari uno può dire: ‘Ok se in quella palla break spingi magari la metti sotto pressione, vai 5-5, può cambiare e scrivi un’altra storia’. Io però devo sempre guardare il quadro generale e alla fine si poteva perdere con Madison Keys in ottavi, perché l’americana nel terzo era montata sopra Jasmine, e si poteva perdere in semifinale con Donna Vekic in due set, mentre alla fine stiamo parlando di una finale. È il destino, questo era il torneo della Krejcikova, che tra l’altro ha un record pazzesco perché lei in finale non perde mai. Mi sembra ne abbia persa solo una, cioè vince sempre. Tra l’altro in due finali, una nel 2022 ed una nel 2023, riuscì a vincere entrambe le volte con la Swiatek che è un’altra con un record pazzesco in finale. Quindi la ceca è una giocatrice che quando gioca il suo miglior tennis è pericolosissima ed è capace di battere chiunque. È un’altra di quelle giocatrici che mi è sempre piaciuta, però va ai suoi ritmi e poi per tre mesi non la vedi vincere una partita. Anche l’anno scorso ha fatto tutta un’estate in sordina, poi è arrivata a San Diego e ha vinto il torneo. È venuta in Cina, ha fatto finale a Zhengzhou e si è qualificata per il Master, quindi è una giocatrice un po’ così, però quando gioca bene gioca veramente bene“.
Sulla solarità di Paolini, che ha conquistato tutti durante il torneo di Wimbledon anche tra il pubblico neutrale: “Jasmine è questa. Il bello di poter lavorare con lei è questo qui. Anche dopo la finale, che uno pensa alle chance di aver potuto vincere Wimbledon, noi due ore dopo ridevamo e scherzavamo mangiando la pizza a casa. Abbiamo fatto il delivery e abbiamo cazzeggiato tutta la sera tra di noi, quindi questa è Jasmine Paolini ed è per questo che conquista. Questa solarità lei la porta anche in campo. Racconto questi aneddoti: quando noi ci alleniamo ogni tanto le scappa la palla e tira nella ramata, io non l’ho mai vista arrabbiarsi. Scoppia a ridere lei e tu non riesci neanche a correggerla, perché scoppi a ridere anche tu. Quindi lei è questa qui, veramente. Ecco perché conquista il pubblico. Ecco perché ispira tantissima fiducia e simpatia. Non è studiato, non è voluto, è una sua caratteristica caratteriale“.
Furlan ha poi parlato del prossimo appuntamento in agenda, i Giochi Olimpici di Parigi: “Sicuramente lei avrà le sue chance, è un appuntamento molto sentito. Io credo che lei abbia nelle corde la possibilità di andare a medaglia. Poi ci sono circostanze, bisogna vedere. Ogni partita ha la sua storia. È un torneo comunque difficile, però è in una location che lei conosce molto bene, dove ha vinto partite importanti un mese fa, e quindi io spero possa fare molto bene. Comunque di sicuro ha nelle corde di fare molto ma molto meglio di me alle Olimpiadi“.