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Nuoto
Il tecnico di Nicolò Martinenghi senza freni: “Ai cinesi ho urlato dopati, troppe cose non tornano”
Questione di trasparenza. Lo scandalo “doping cinese” continua a tenere banco nel corso di queste Olimpiadi di Parigi 2024. Il pensiero è legato al caso dei 23 nuotatori del Paese asiatico di cui hanno parlato e scritto New York Times e l’ARD nelle settimane passate: atleti risultati positivi alla sostanza vietata trimetazidina (TMZ), in occasione di un raduno all’inizio dell’anno solare 2021, circa sette mesi prima dei Giochi di Tokyo.
Come si sa, i nuotatori non sono stati sanzionati dalla CHINADA (Agenzia antidoping cinese) perché sarebbero state trovate tracce della sostanza incriminata nell’hotel in cui stavano soggiornando. La WADA (Agenzia Mondiale Antidoping) ha poi confermato la decisione della CHINADA menzionata, non avendo basi per mettere in dubbio la spiegazione della contaminazione ambientale.
Giustificazioni che però non hanno convinto tanti tra gli addetti ai lavori, tra cui il tecnico di Nicolò Martinenghi (oro nei 100 rana a Parigi), Marco Pedoja, tenendo conto della presenza nell’elenco menzionato di uno rivali del lombardo, ovvero Qin Haiyang. Pedoja aveva già ammesso che non avrebbe accettato che Martinenghi potesse arrivare dietro al cinese per il caso in questione.
E così, in un’intervista concessa a La Stampa, il coach di Tete ha rivelato: “Ogni volta che ho incrociato qualcuno della squadra cinese qui ho detto “dopati” ad alta voce. Reazioni? Non ci sono. Dopo l’oro sono andato a esultargli in faccia. Non hanno fatto un movimento, compreso l’allenatore americano della ranista Tang Qianting, lo stesso che ci ha derisi ai Mondiali di Doha quando Qin Haiyang ha battuto Tete. Lo abbiamo sempre guardato fisso, ha continuamente evitato il confronto“.
L’allenatore italiano ha poi ribadito: “Ci sono troppe cose che non tornano, persino gli esercizi di forza che postano. Pan Zhanle, che ha il record del mondo dei 100 stile libero, che tira su 4 chili. Sui social ho replicato “Fitness for senior”… Un atleta ne solleva almeno 35. In più gli allenatori tengono strette le borracce, danno da bere e le riprendono. Perché?!“.