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Jasmine Paolini, corsa verso la Storia a Wimbledon. Finale dai mille temi con Barbora Krejcikova

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Jasmine Paolini
Paolini / LaPresse

Jasmine Paolini, finale a Wimbledon, secondo ultimo atto Slam consecutivo. A scriverla così l’anno scorso, sarebbe sembrata una cosa incredibile, difficile da immaginare pur sapendo che la toscana stava comunque salendo su un buon livello. Due finali Slam di fila, però, sono ben altro: il senso stesso di essere lì, nel gotha del tennis mondiale, e di esserci con pieno merito. Una storia, quella della numero 1 azzurra, che quest’oggi alle 15:00 va a scontrarsi con un’altra storia, quella della ceca Barbora Krejcikova, entrata da numero 31 del seeding e che uscirà come minimo con la seconda finale nei quattro tornei maggiori.

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Le due condividono sostanzialmente l’età, essendo nate a neanche un mese di distanza (18 dicembre 1995 per la giocatrice di Brno, 4 gennaio 1996 per quella di Castelnuovo di Garfagnana). Non si somigliano in alcun modo, invece, le traiettorie agonistiche. La ceca, infatti, uno Slam in tasca già ce l’ha. Ed è il Roland Garros 2021, quello in cui riuscì a togliersi definitivamente l’etichetta di giocatrice più nota per il doppio (con Katerina Siniakova: insieme 8 finali e 7 vittorie, gli Slam li hanno vinti tutti). Infilò una sequenza di avversarie niente male: Kristyna Pliskova (sorella di Karolina) a parte, i nomi erano quelli di Alexandrova, Svitolina, Stephens, Gauff, Sakkari e infine Pavlyuchenkova, con la russa fermata a un attimo dal coronare l’inseguimento di una vita.

Sebbene non avesse mai più raggiunto quei risultati, il suo gioco era rimasto molto efficace, abbastanza da andare avanti in tanti tornei importanti. Due i tornei da rimarcare: Ostrava 2022, quando giocò una partita impressionante per battere Iga Swiatek, e Dubai 2023, quando oltre alla polacca infilò Begu, Kasatkina, Kvitova, Sabalenka e Pegula. E non si può dire sia poco. Fu la sua settimana migliore di sempre, forse anche più di Parigi. E la cavalcata di Wimbledon non è stata da meno dagli ottavi in poi, con gli scalpi dell’USA Danielle Collins in grandissima forma proprio nell’anno dell’addio, della lettone Jelena Ostapenko che dava forti segnali di voler arrivare in fondo, della kazaka di Mosca Elena Rybakina che ormai era data per superfavorita da tutti. Il tutto nel nome e nel ricordo di Jana Novotna, di Brno anche lei, ma anche sua prima allenatrice nel mondo pro prima che ci lasciasse troppo presto, a 49 anni, nel 2017. E con un polso che, finalmente, non fa più danni.

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Jasmine Paolini ha affrontato Krejcikova un’unica volta. Agli Australian Open 2018. Non in tabellone principale, però: si trattava di qualificazioni, quelle stesse che nell’anno citato fu costretta ad affrontare anche Sara Errani, che oggi è sua compagna di doppio (e, per le Olimpiadi, più di qualche speranza è legittimo nutrirla). La ceca era già numero 13 del tabellone cadetto e vinse 6-2 6-1, ma si trattava di due percorsi diversi che s’incontravano in quel momento. Già dotata di colpi molto buoni, Paolini ha imparato con Renzo Furlan a tessere sempre di più ragnatele importanti con gli anni. La toscana s’è resa conto di poter fare cose molto buone col tempo, senza forzarsi, ma andando su con costanza. I primi lampi a Palermo nel 2020, Victoria Azarenka che disse testuale che le sembrava di aver giocato con una top ten agli US Open 2021, il titolo a Portorose, Sabalenka battuta a Indian Wells, il gran finale di 2023 anche in Billie Jean King Cup e poi questo 2024. Ottavi agli Australian Open, vittoria a Dubai, finale al Roland Garros e ora finale a Wimbledon.

Un ultimo atto, questo, raggiunto attraverso una sintesi di tante cose. L’inizio meno facile del previsto con la spagnola Sara Sorribes Tormo, non proprio un’erbivora nata, per così dire. Poi bene con la belga Greet Minnen, e ancora meglio con Bianca Andreescu. Battere due volte la canadese, su due superfici diverse, sapendo che sta ritrovando una forma molto valida, vuol dire tanto. Com’è stato significativo l’ottavo con Madison Keys, finito come nessuna delle due avrebbe voluto, un ritiro dell’americana che ha lasciato l’amaro in bocca per un match tra i più belli di quest’edizione. C’erano timori per il quarto con Emma Navarro. Spazzati via in 57 minuti, con una prova portentosa. E poi la semifinale, la più lunga della storia ai Championships, con Donna Vekic. Non giocata al meglio, ma con la capacità di non cedere mai, di restare lì in una giornata non positiva. Finché di positivo c’è stato l’allargamento finale delle braccia. Finale, come quella che affronterà tra poche ore.

Con questo risultato, Paolini è diventata la prima giocatrice da Serena Williams (2016), in campo femminile, a giocare una doppia finale nei due Slam più diversi possibili, Roland Garros e Wimbledon, nonché la prima italiana a disputare due ultimi atti nello stesso anno (e in questo s’include anche il singolare maschile). Wimbledon organizza il torneo femminile fin dal 1884: mai un’italiana era stata in grado di entrare tra le migliori quattro, figuriamoci di andare in finale. Lei l’ha fatto, restando in campo poco meno di 11 ore per riuscirci., doppio escluso (discorso che vale anche per Krejcikova, che ha accumulato una fatica simile e un primo turno da oltre tre ore con la russa Veronika Kudermetova).

Una cosa è sicura: il Venus Rosewater Dish verrà alzato dall’ottava persona diversa nelle ultime otto edizioni, fatto salvo il 2020 in cui il torneo è saltato causa Covid-19. Se lo facesse Jasmine, oltre a tutti i primati del caso, andrebbe molto vicina a Rybakina nel ranking WTA, praticamente in corsia di sorpasso. Diversamente, la ceca può andare alla caccia del ritorno in top ten.

Un confronto, questo, che in Italia ha riacceso l’usuale dibattito circa la visione del match in chiaro per tutti gli italiani. I diritti tv sono di Sky Sport, che ha deciso di non utilizzare i suoi canali che, nel gergo, vengono chiamati “free to air”, mentre invece in Cechia Ceska Televiza è riuscita a mettere le mani sull’ultimo atto, che andrà sul secondo canale nazionale. Nel nostro Paese, è ancora atteso da parte di MIMIT e AGCOM un aggiornamento di una direttiva datata 2012 in cui il tennis è ancora fermo a Internazionali d’Italia, Coppa Davis e Billie Jean King Cup. Senza menzione degli Slam.

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