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Olimpiadi, il paradosso dell’Italia. Cresce il numero medaglie, ma il piazzamento nel medagliere peggiora di continuo

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Italia podio Olimpiadi
Podio Olimpico Italia / La Presse

Tokyo 2021 ha visto l’Italia raggiungere il traguardo senza precedenti delle 40 medaglie complessive. Peraltro, nell’edizione giapponese, il nostro Paese è tornato in doppia cifra alla voce “numero di ori” per la prima volta da Atene 2004. Un apparente trionfo, dietro al quale però si cela un dato di fatto incontrovertibile. La posizione nel medagliere è stata la peggiore del XXI secolo.

Il movimento azzurro ha concluso Tokyo 2021 al 10° posto, retrocedendo di una piazza rispetto alla nona conseguita nei tre Giochi precedenti. Anzi, a ben guardare, la flessione è costante perché tornando ancora più indietro nel tempo si noterà come, dalla sesta moneta di Atlanta 1996, si sia passati alla settima di Sydney 2000 e all’ottava di Atene 2004.

Insomma, Tokyo 2021 da record per numero di medaglie e lusinghiera sul piano degli ori, ma in termini di rapporti di forza è stata la peggior edizione da Barcellona 1992! Ovviamente tutto va contestualizzato, sia relativamente a quanti podi vengono raccolti, sia alle dinamiche che portano a determinare le gerarchie ufficiali (per quanto contano, beninteso).

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Record di medaglie? Bello, bellissimo. Però a Tokyo c’erano 339 eventi in cui assegnare pendagli metallici. A Rio de Janeiro erano stati 306 e a Londra 302. La già citata Atlanta, a conti fatti eccezionale per l’Italia, ne aveva 271.

Per intenderci, alle nostre latitudini, il sentimento popolare considera “opaca” o “deludente” Seul 1988. Eppure, la posizione nel medagliere fu la stessa di Tokyo e, fatte le debite proporzioni, 6 ori su 237 eventi non sono poi così peggio di 10 ori su 339. Peraltro, quelli coreani furono i primi Giochi pienamente “globali” (nessun boicottaggio e forti della Cina).

Insomma, con più gare, cambia anche il valore da dare ai numeri assoluti ed è più facile stabilire primati. Il concetto è affine a quello dell’inflazione. Dalle nostre parti la valuta è cambiata, altrove no. Per esempio, negli Stati Uniti, 100 milioni di dollari odierni corrispondono a circa 50 milioni di dollari del 1994. Il messaggio è chiaro.

Diverso è il discorso della posizione nel medagliere, influenzata dal numero di ori. Torniamo nuovamente ad Atlanta 1996, la famosa edizione in cui la Gran Bretagna chiuse in un 36° posto che, sportivamente parlando, rappresentò una catastrofe. Perché? Semplicemente perché delle quindici medaglie conseguite, una sola fu del metallo più pregiato.

Si potrebbe disquisire per ore, senza arrivare a una conclusione, relativamente al fatto se sia più corretto guardare il medagliere con una prospettiva europea (comandano gli ori, argenti e bronzi sono subordinati) oppure da un punto di vista americano (conta il numero di medaglie complessivo, indipendente dal metallo). In realtà, si dovrebbe inventare un coefficiente per mettere tutti d’accordo.

L’11 agosto scopriremo come si sarà risolta l’edizione di Parigi 2024 per l’Italia. Tutto lascia presupporre che il record di 40 medaglie possa essere ritoccato, ma quante di esse saranno d’oro? Se ne riparlerà fra tre settimane scarse, quando commentatori e analisti del caso potranno (e dovranno) analizzare quanto accaduto in maniera razionale, senza scadere in trionfalismi o disfattismi.

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