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Softball: Italia, piccoli dettagli cambiano i risultati. Ma la squadra azzurra è ai vertici

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Italia Softball / WBSC - Corrado Benedetti Oldmanagency

Inevitabile, per molti, guardare il risultato della finale per il 3° e 4° posto dei Mondiali appena conclusi a Castions di Strada per rimarcare un’unica cosa: il terzo posto lo ha conquistato il Canada. Quello stesso Canada che, alla sera di mercoledì 17, era a un inning dall’eliminazione. Proprio per mano di un’Italia che, fino a quel momento, era riuscita a trovare una delle partite più belle non solo dell’anno, ma direttamente della storia del softball tricolore.

Poi. Poi è arrivata l’ultima ripresa, quella che da un 4-3 ha portato a un 4-5, all’uscita dalla zona medaglie, al placement round e alla conclusione di ogni reale velleità di poter lottare per le medaglie, quelle che questa squadra avrebbe forse avuto il livello per andare a cercare. USA e Giappone, ovviamente, avevano un livello da fuori portata (anche se con le americane l’Italia si è battuta bene), ma l’idea di poter giocare un’eventuale finale per il terzo posto con la selezione olandese sarebbe stata di certo importante.

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Rimane, quindi, un’Italia che nei dettagli, contro il Canada e poi nelle due partite del Placement Round, non è riuscita a trovare il giusto bandolo della matassa in difesa più che in attacco, dal momento che le mazze azzurre giravano bene eccome. Erika Piancastelli ha confermato una volta di più di avere uno status di altissimo livello, quello che le ha consentito di essere apprezzata non solo nel nostro Paese, ma anche in tutta Europa e in generale nel mondo intero legato al softball. Per quanto riguarda la questione lancio, invece, è vero che una Greta Cecchetti ancora non c’è, ma bisogna ricordare lo status di lei fino a quando è stata in azzurro: un totem, una che nel suo ruolo aveva pochissime rivali. Chi ne sta cercando di raccogliere l’eredità ha già un livello più che valido, e c’è solo da confidare nel fatto che il tempo garantirà una solidità ancora maggiore in questo particolare aspetto, già comunque coperto con validità.

In breve, è vero che l’Italia chiude con una vittoria e quattro sconfitte, ma basta vedere punteggi e partite per capire che, di quelle quattro sfide perse, tre potevano girare in un’altra direzione. Questo a ulteriore conferma del fatto che, forse più ancora di tre anni fa quando l’Italia andò alle Olimpiadi, il vertice è più vicino. A Tokyo la differenza la fecero i problemi (grossi) in attacco, che portarono a una perdita di fiducia, mentre a Castions di Strada la questione è stata differente. E questo, in prospettiva futura, fa solo ben sperare. C’è tutta la strada verso Los Angeles 2028 da percorrere, ma con queste premesse si può guardare avanti col sorriso, anche perché larga parte di questo gruppo, per allora, potrà avere ancora ampio spazio a livello agonistico. E quattro anni (e diverse manifestazioni per Nazionali) in più d’esperienza contano tanto, anzi tantissimo.

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