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Tour de France, Saligari: “Non mi aspettavo questo Vingegaard, Pogacar soffre il caldo. E sul Galibier…”

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Vingegaard e Pogacar / Lapresse

Con il microfono ci sa fare almeno quanto ci sapeva fare in bicicletta prima e in ammiraglia poi. Marco Saligari, tra le tante, ha una dote particolare: in tutto quello che fa ci mette una passione infinita. Ex professionista milanese, poi opinionista di Rai Sport, lo abbiamo raggiunto telefonicamente per parlare di questi primi giorni di Tour de France, un’edizione per noi unica vista la partenza dall’Italia – da Firenze – per la prima volta nella storia: “E’ stata una bellissima operazione da parte delle città e delle regioni coinvolte, non è facile avere il Tour e sicuramente costa tanti soldi, ma in questo caso credo sia un’operazione di marketing – riferita al territorio – straordinaria“.

Che impressione ti ha fatto Vingegaard sul San Luca? 

“Non mi aspettavo Vingegaard in questa condizione, anche se la sua squadra più volte ha dichiarato che solo se fosse stato al 100% della forma lo avrebbero schierato al via del Tour de France. Ieri ha risposto molto bene alla prima accelerazione da parte di Pogacar, siamo solo all’inizio e quindi bisognerà poi valutare con il passare dei giorni, ma al momento lo vedo in grande condizione”. 

Vingegaard potrebbe pagare il lungo stop? Vedi una UAE più attrezzata rispetto alla Visma?

“Vingegaard sulla carta ha una squadra più debole rispetto alla UAE, ma nei fatti non ne sarei così certo. Quando Pogacar ha accelerato sul San Luca, Vingegaard è riuscito a tenere bene la sua ruota mettendo quindi in difficoltà la squadra e diventando un duello tra i due, un testa a testa. Le formazioni servono per mettere in difficoltà il diretto avversario, ma se restano soli al comando le squadre non sono più fondamentali in quel frangente. Riguardo al lungo stop è ancora presto per parlarne, ci vuole calma e lo capiremo strada facendo, ma è chiaro che nel caso in cui il danese dovesse avere qualche lacuna è giusto che ne approfitti adesso. Al momento apparentemente pare non abbia influito sulla performance”. 

Pogacar più attendista: per scelta o perché la concorrenza non é paragonabile a quella del Giro?

“Vingegaard gli ha dato un paio di cambi seri in discesa e poi non è stato così convincente in pianura. Evenepoel invece è rientrato da solo con discreta facilità ed è un discreto avversario. Gli avversari al Tour non sono paragonabili a quelli visti al Giro e quindi anche Pogacar si troverà a dover gestire la corsa diversamente e anche lo stress sarà maggiore. Ieri penso che Tadej abbia rallentato per non far guadagnare secondi a Vingegaard sul lavoro fatto da lui e poi per non spendere troppe energie, rallentamento che ha quindi permesso a Evenepoel di rientrare sugli avversari”. 

Evenepoel può lottare per la vittoria o non é ancora pronto?

“No, assolutamente no. Può lottare per qualche vittoria di tappa, ma non per una vittoria in un Grande Giro, o almeno non quando ci sono questi avversari. Ha vinto la Vuelta, è stata meritata, ma il parterre non era certo quello del Tour de France”. 

Carapaz può diventare la mina vagante?

“No, Pogacar, Vingegaard ed Evenepoel sono su un altro pianeta”. 

Il Galibier ci darà le prime risposte: cosa ti aspetti?

“Mi aspetto distacchi di minuti, sarà una bella sfida tra Pogacar e Vingegaard e soprattutto bisognerà vedere anche per quanto tempo continuerà questo caldo che abbiamo visto non destare problemi per Vingegaard, a differenza di Pogacar”. 

Ti aspettavi qualcosa in più ieri da Ciccone? E secondo te é giusto puntare alla maglia a pois?

“Ciccone credo si sia reso conto di quelli che sono i suoi limiti, può correre bene e riuscire a vincere una tappa e per lui sarebbe già un gran bel risultato”. 

Quale potrà essere l’occasione buona per Bettiol?

“Bettiol è la mina vagante, qualsiasi occasione può essere per lui quella buona. L’unico problema di Alberto è la continuità: ha vinto il Campionato Italiano, ma dopo il successo di cinque anni fa al Fiandre non è stato in grado di ottenere altri risultati di rilievo. Dal Fiandre si dice che Bettiol abbia un grande motore, però credo che questo motore debba venire anche utilizzato e la mia non vuole essere una critica, ma una constatazione”. 

Alla partenza da Firenze, al bus Bahrain-Victorious, c’era anche Antonio Tiberi che vedremo impegnato alla Vuelta: cosa ti aspetti da lui? 

“Spero che possa fare una buona Vuelta. Non ho capito perché dopo il Giro d’Italia abbia corso il Giro del Delfinato, magari per provare a sfruttare la condizione della Corsa Rosa, il suo vantaggio per la Vuelta è il fatto di non correre il Tour e quindi di avere il tempo necessario per prepararla al meglio, poi molto dipenderà dagli avversari che troverà al via. Penso che Tiberi sia un ragazzo molto interessante e che la Vuelta per lui possa essere un altro test per se stesso e quindi avere un’altra conferma. Purtroppo però i nostri ragazzi hanno tutti uno stesso problema…” 

Quale? 

“Abbiamo avuto, abbiamo e avremo ragazzi interessanti, ma poi strada facendo si perdono”. 

Quale spiegazione ti dai?

“Onestamente non lo so, bisognerebbe chiederlo direttamente a loro”. 

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