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Wimbledon 2024: Musetti, con Djokovic senza paura. Il muro Medvedev per Alcaraz

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Musetti / LaPresse

Un italiano in semifinale di Wimbledon per la terza volta in quattro anni. Ma se ci aspettavamo Jannik Sinner o quantomeno Matteo Berrettini a questo punto del torneo, sorridiamo per quella che potrebbe essere la fioritura definitiva di Lorenzo Musetti. Che arriva per la prima volta tra i primi quattro di uno Slam e ora, arrivato a questo punto, pensa esclusivamente a giocarsi il tutto per tutto.

Tre anni fa arrivava a Church Road abbozzando una preparazione sull’erba a causa dell’esame di maturità, ora è invece in semifinale. Qualcosa si era intuito nelle scorse settimane, con la semifinale a Stoccarda e la finale del Queen’s: il suo feeling con i prati è nettamente cresciuto. E ora, con costanza e caparbietà e sfruttando anche un tabellone rivelatosi nettamente alla portata, è arrivato fino a qui, a giocarsela con il signore di Wimbledon, Novak Djokovic.

Che arriverà fresco come una rosa all’appuntamento numero 13 con la semifinale nell’impianto dell’All England Club. Alex De Minaur ha tolto il disturbo prima della partita a causa di un infortunio patito nel match con Arthur Fils, permettendo a Nole di accumulare energie. Per Lorenzo c’è spesso il serbo quando si tratta di prime volte: come al Roland Garros 2021, dove vinse i primi due set per poi evaporare, o quando prese una brutta batosta a Parigi-Bercy 2022 quando mostrò miglioramenti sul cemento. Questa è un’altra partita che può definire il suo futuro: ma dovrà prenderla con più gioia e meno stress, per evitare di andare in corto circuito.

E dal lato di Jannik invece, senza il numero 1 al mondo, le cose vanno come dovrebbero andare. Carlos Alcaraz contro Daniil Medvedev, con l’iberico favorito senza mezzi termini. Anche se, c’è da dire, non ha mostrato costantemente il suo miglior tennis mentre, dall’altra parte della rete, ci sarà un russo rinfrancato dal ritorno al successo su Sinner dopo cinque ko di fila. Che non arriva solo per il malore patito, ma anche per aver giocato una partita solidissima, da muro impenetrabile: se dovesse confermarsi, il risultato non è per nulla scritto. Ma il supereroe Carlitos ha sempre un asso nella manica, dovuto alle sue milioni di variazioni e cambi di ritmo: le armi per creare crepe su crepe ci sono, eccome.

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