Tennis
Wimbledon, Binaghi: “In Italia non c’è solo Sinner, c’è un sistema che funziona”
Dopo il trionfo di Jannik Sinner agli Australian Open e le tre finali (singolare femminile, doppio maschile e femminile) raggiunte al Roland Garros, l’Italia continua a recitare un ruolo da protagonista negli Slam in questa stagione e si dimostra estremamente competitiva anche sull’erba di Wimbledon. Nonostante il ko di Sinner ai quarti contro Daniil Medvedev, il movimento azzurro può infatti festeggiare la qualificazione in semifinale di Jasmine Paolini e Lorenzo Musetti.
Risultati pesantissimi per il tennis tricolore: “Possono valere per il sistema anche più di quelli di Jannik che è un leader, ha già vinto gran parte di quello che c’è da vincere e continuerà a vincere tornei e manifestazioni straordinarie. Ma questo significa che non c’è solo Jannik, ma c’è un sistema che funziona. Un sistema che non è solo la Federazione, è fatto dai circoli, dagli insegnanti che sono migliori di vent’anni prima, dai dirigenti. E questo sistema sta dando risultati inaspettati e non più solo sulla terra battuta“, dichiara il presidente federale Angelo Binaghi a SuperTennis.
“Bisogna dare merito a Renzo Furlan non solo per quello che sta facendo con Jasmine, ma anche perché insieme a me nel 2010 presentò il progetto Campi Veloci che diede una sterzata alla programmazione e alla struttura della nostra federazione, e fece crescere una nuova generazione di giocatori che sta trascinando l’entusiasmo dei nostri milioni di appassionati in Italia“, prosegue il numero uno della FITP.
“La vittoria dell’Australian Open, un’emozione irripetibile che mi ha commosso così come l’ascesa di Jannik al numero 1 del mondo durante il Roland Garros. Ma i piazzamenti ripetuti nei quarti di finale, in semifinale forse valgono di più per il sistema, perché significa che non è un fenomeno passeggero, non è un colpo di fortuna straordinario, non è solo un grandissimo giocatore, ma significa che le scelte fatte da un intero sistema che ci ha seguito 10-15 anni fa erano giuste e stanno dando frutti. Vuol dire che ci siamo e che, come ho avuto modo di segnalare nei mesi scorsi, abbiamo una generazione di ragazzi e ragazze che ci farà godere per i prossimi quindici anni. I ragazzi vincono, convincono e sono bravi ragazzi. Svolgono una funzione sociale ed educativa fondamentale: uno dei doveri dei campioni di sport è spingere i giovani che cercano di imitarli ad avere buoni principi, buoni concetti, e un livello di apprezzabilità che deve essere fuori del normale“, conclude Binaghi.