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Atletica, Crippa ci prova nella Maratona, Tamberi a caccia di un difficile bis d’oro

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Tamberi/Lapresse

L’Italia punta tutto su Gianmarco Tamberi nell’ultima giornata di gare dell’atletica, esclusa la maratona femminile di domani. Il campione olimpico di salto in alto non è al meglio della condizione ma è capace di esaltarsi anche nelle difficoltà e quindi andrà a caccia di un difficile bis. In pedana anche Stefano Sottile. Yeman Crippa ci prova nella maratona che ha negli atleti africani i grandi favoriti e la staffetta 4×400 cercherà di ben figurare nell’ultima finale maschile dell’Olimpiade.

La penultima giornata dell’atletica a Parigi scatta con una delle gare più attese, la maratona maschile. Eliud Kipchoge è a un passo dal fare la storia. Il leggendario maratoneta keniano potrebbe diventare il primo atleta a vincere tre ori olimpici nella maratona, un’impresa mai realizzata nemmeno da icone del passato come Abebe Bikila e Waldemar Cierpinski, che, come Kipchoge, hanno conquistato due ori. Tra i suoi connazionali, spiccano Benson Kipruto, che negli ultimi quattro anni non è mai sceso dal podio in una maratona, e Alexander Mutiso Munyao, il più giovane del gruppo, con quattro maratone disputate e già due vittorie, un secondo e un terzo posto all’attivo. L’ultimo atleta non keniano a vincere l’oro olimpico fu l’ugandese Stephen Kiprotich a Londra 2012. Ora un altro ugandese, Victor Kiplangat, si presenta con il titolo mondiale conquistato a Budapest e potrebbe essere un forte contendente. Altri nomi di spicco per la competizione olimpica includono il tanzaniano Gabriel Geay, gli etiopi Sisay Lemma, Deresa Geleta, e l’inossidabile Kenenisa Bekele, il cui duello con Kipchoge richiama alla mente i Mondiali del 2003 a Parigi, nei 5000 metri.

L’Europa è ben rappresentata da atleti come il belga Bashir Abdi, lo svizzero Tadesse Abraham, e l’israeliano Maru Teferi. Per l’Italia, il veterano Daniele Meucci, campione europeo, guida la squadra azzurra, accompagnato da Eyob Faniel, che ha detenuto il record nazionale prima di Yeman Crippa, l’attuale detentore. Il percorso della maratona presenta sfide significative, con due salite, una delle quali molto impegnativa, con una pendenza del 13% dopo circa 28 km, seguita da una discesa altrettanto difficile.

In avvio di ultima sessione allo stadio entra in scena Gianmarco Tamberi per la finale del salto in alto. Vigilia tormentata per l’azzurro che ha dovuto fare i conti con un calcolo renale che gli ha procurato febbre. Lo scoglio della qualificazione non è mai semplice da superare per Tamberi, che sarà affiancato da Stefano Sottile. A tre anni dall’epica sfida di Tokyo, il palcoscenico olimpico riaccende il duello tra Gianmarco Tamberi, lo specialista più vincente di sempre, e il qatarino Mutaz Barshim, la coppia che si divide l’oro mondiale dal 2017. Ancora una volta, con l’aggiunta del neozelandese Hamish Kerr, sono loro i protagonisti da tenere d’occhio per l’avventura sulle rive della Senna. In questi tre anni, l’azzurro Tamberi ha conquistato il suo terzo titolo europeo a Roma, con la stessa misura di 2,37 metri che gli valse l’oro olimpico in Giappone, condiviso con Barshim. Tra i migliori, si annoverano anche i due atleti che hanno conquistato gli argenti mondiali più recenti, il coreano Woo e lo statunitense JuVaughn Harrison. La specialità è in una fase di ristagno tecnico, con solo i capofila a brillare e pochi altri atleti a superare i 2,30 metri durante la stagione, tra cui l’altro italiano Stefano Sottile.

A seguire l’attesa finale degli 800. Nelle tre recenti competizioni dei Trials keniani e delle Diamond League di Parigi e Monaco, sono state realizzate ben dieci delle migliori trenta prestazioni di sempre in meno di un mese. Il campione olimpico a Parigi sarà al suo primo oro a cinque cerchi, poiché il vincitore uscente Emmanuel Korir non si è qualificato per i Giochi. Tuttavia, saranno presenti diversi medagliati dei campionati mondiali di Eugene e Budapest: il canadese Marco Arop, il keniano Emmanuel Wanyonyi e l’algerino Djamel Sedjati, che è diventato l’atleta da battere grazie alle sue eccezionali prestazioni di Parigi (1:41.56) e Monaco (1:41.46). Tra i principali contendenti ci saranno anche il francese campione d’Europa Gabriel Tual, lo statunitense Bryce Hoppel e lo spagnolo argento europeo Mohamed Attaoui.

Non ci sono azzurre in gara nel tiro del giavellotto femminile. Con l’assenza dell’oro uscente Liu Shiying, l’attenzione si concentra sulle altre protagoniste della disciplina. La giapponese Haruka Kitaguchi, campionessa del mondo, è tra le favorite, anche se l’ultima tappa della Diamond League a Londra ha portato alla ribalta l’australiana Mackenzie Little e la serba Adriana Vilagos, entrambe in eccellente forma. La colombiana Flor Ruiz, argento a Budapest, ha ulteriormente migliorato il suo record sudamericano durante la stagione.

Non ci sono azzurre nella finale dei 100 ostacoli. Nella storia dei Giochi, come dimostrato nella finale di Barcellona ’92 e nella finale maschile di Tokyo ’21, il pronostico può ribaltarsi in una frazione di secondo. Tutte le protagoniste sono presenti: l’olimpionica uscente Jasmine Camacho-Quinn, Cyrena Samba-Mayela, l’altra giamaicana Ackera Nugent, la bahamense Devynne Charlton, e le statunitensi Grace Stark, Masai Russell, e Alaysha Johnson, tutte separate da pochi centesimi. L’Europa è rappresentata dall’olandese Nadine Visser. Il record olimpico di 12.35 appartiene a Sally Pearson, oro australiano a Londra 2012.

Non ci saranno italiani anche nei 5000 metri uomini di cui si disputa in mattinata il primo turno. Come per Ingebrigtsen nei 1500 metri, anche nei 5000 metri c’è un atleta di spicco: l’etiope Hagos Gebrhiwet, che un mese e mezzo fa a Oslo ha sfiorato il record del mondo e che ha vinto un bronzo a Rio e due medaglie iridate nella stessa distanza. Anche Jakob Ingebrigtsen è iscritto, cercando di replicare all’Olimpiade la doppietta 1500-5000 già conquistata in tre campionati europei. La gara si preannuncia emozionante: parteciperanno il campione olimpico e primatista mondiale Joshua Cheptegei e l’altro top runner ugandese Jacob Kiplimo. Tra gli etiopi, oltre a Gebrhiwet, ci saranno Mehary e Yihune, che insieme hanno solo trentotto anni. Anche diversi europei di ottime prospettive saranno al via, come lo svedese Andreas Almgren, lo spagnolo naturalizzato Ndikumwenayo e Dominic Lobalu, ex-Sud Sudan e ora rappresentante della Svizzera. Da non sottovalutare è il guatemalteco Luis Grijalva, un atleta capace di leggere le gare come pochi.

L’ultima finale individuale è quella dei 1500 femminili. Faith Kipyegon è pronta a fare la storia: la keniana, detentrice di numerosi record mondiali, è la favorita per la distanza e potrebbe vincere la sua terza Olimpiade consecutiva. Tra le principali concorrenti, troviamo l’australiana Jessica Hull, la britannica Laura Muir, le americane Nikki Hiltz, Elle St. Pierre e Heather MacLean, le etiopi Diribe Welteji e la giovane Birke Haylom. Inoltre, Hirut Meshesha o Gudaf Tsegay potrebbero competere, sebbene quest’ultima, come l’olandese Sifan Hassan, sia iscritta anche ai 5000 e 10.000 metri (Hassan è iscritta anche alla maratona) e potrebbe quindi scegliere di non partecipare alla distanza più breve. L’ultima europea a vincere è stata Kelly Holmes. Il record olimpico, naturalmente, appartiene a Faith Kipyegon, con un tempo di 3:53.11 stabilito a Tokyo.

A seguire la finale della staffetta 4×400 donne, senza l’Italia che ha chiuso al nono posto le qualificazioni. Dal 1996, anno delle Olimpiadi di Atlanta, le staffette femminili degli Stati Uniti hanno conquistato l’oro ininterrottamente. Anche a Parigi, il team USA è considerato il favorito per proseguire questa impressionante serie di vittorie. Tuttavia, dietro di loro, altre nazioni nutrono grandi speranze: la Giamaica, che ha ottenuto sedici podi nelle ultime diciotto finali tra Olimpiadi e campionati mondiali; l’Olanda, attuale campione del mondo a Budapest e campione d’Europa a Roma; e le squadre di Polonia, Gran Bretagna, Belgio e Irlanda.

Italia medaglia d’argento a Roma un mese e mezzo fa e oggi a caccia di un  risultato di prestigio anche se non sono tutti al top della condizione gli specialisti azzurri dei 400, a partire da Luca Sito. In una stagione dominata dai quartetti universitari statunitensi, il team nazionale più veloce è stato il Botswana, bronzo olimpico a Tokyo e fresco vincitore delle World Relays di Nassau. Gli Stati Uniti rimangono la squadra da battere, con un record impressionante: tredici ori su quindici finali olimpiche o mondiali negli ultimi vent’anni. Anche quando non hanno vinto, hanno sempre conquistato l’argento. Belgio, Gran Bretagna e Giamaica sono pronti a lottare per il podio, mentre Francia, Italia e Olanda potrebbero sorprendere e fare la differenza.

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