Atletica
Atletica, non schierare Ali un errore decisivo per la 4×100? I parziali di Tortu in continuo calo da Tokyo
Filippo Tortu ha confessato di sentirsi colpevole per la mancata conquista di una medaglia da parte della 4×100 alle Olimpiadi di Parigi 2024. Il velocista brianzolo è stato molto onesto e lucido nella sua analisi tecnica al termine della gara andata in scena allo Stade de France: la sua prestazione è stata oggettivamente sottotono e non ha permesso al quartetto di salire sul podio a cinque cerchi dopo l’apoteosi di Tokyo 2020.
Il primo italiano a scendere sotto i dieci secondi sui 100 metri fu il volto simbolo della staffetta tre anni fa: fu l’uomo della micidiale volata conclusiva sul rettilineo giapponese, dove superò la Gran Bretagna e mandò in estasi un Paese intero. L’atleta che solitamente si trasforma quando corre con un bastoncino in mano non è riuscito a replicarsi: lungi farne un peccato capitale, stiamo parlando di uno degli eroi immortali dello sport tricolore insieme a Marcell Jacobs, Fausto Desalu e Lorenzo Patta.
Neanche nei sogni più idilliaci avremmo immaginato di vedere l’Italia sul trono di Olimpia con la staffetta veloce e la fama acquisita da Filippo Tortu grazie alle gesta del 6 agosto 2021 è ampiamente meritata (oseremmo dire eterna…), ma ieri sera il 26enne non è stato all’altezza delle sue possibilità e potenzialità. Matteo Melluzzo (10.40, terzo nella prima frazione), Marcell Jacobs (8.96,secondo sul rettilineo opposto) e Lorenzo Patta (9.12, il migliore in assoluto in curva) avevano portato l’Italia in seconda posizione, ad appena tre centesimi dal Giappone e con un vantaggio interessante nei confronti delle formazioni poi finite sul podio: 35 centesimi sulla Gran Bretagna, 31 centesimi sul Sudafrica, 13 centesimi sul Canada.
Insomma, c’erano davvero tutte le carte in regola per inseguire il bis e sembrava anche possibile quando Tortu sgusciava all’interno sul giapponese Koki Ueyama e si portava in testa alla corsa, salvo poi imballarsi nell’azione e vedersi superare da Andre De Grasse, Akani Simbine e Zharnel Hughes. Italia quarta in 37.68 (quarto tempo della storia nazionale), a sette centesimi dal bronzo della Gran Bretagna, a 18 centesimi dal Canada capace di vincere con lo stesso tempo siglato dagli azzurri a Tokyo.
I parziali sono eloquenti: Filippo Tortu ha corso in 9.20, perdendo più di quattro decimi nei confronti del sudafricano Simbine (8.78) e del britannico Hughes (8.78), tre decimi persi rispetto al canadese De Grasse (8.89). Nei fatti la medaglia (anche d’oro…) si è persa proprio sul rettilineo fondamentale, con l’uomo che ha sempre incarnato i valori della staffetta e di cui era diventato il paladino. Non si sta gettando la croce contro lo sprinter lombardo, ma si sta analizzando una prestazione tecnica non al suo livello.
In effetti l’azzurro non era parso in eccellente condizione fisica tra batterie e semifinale dei 200 metri, dunque c’era stato qualche campanello d’allarme. Agli Europei di Roma era però stato buon protagonista nella trionfale staffetta e lo scorso anno fu incisivo ai Mondiali conclusi con la medaglia d’argento. A onore del vero va detto che i suoi tempi di percorrenza si sono progressivamente alzati nell’ultimo triennio: addirittura 8.845 nella finale dei Tokyo 2020, 9.00 nelle batterie dei Mondiali 2023 (purtroppo non ci sono i tempi della finale a causa di un problema tecnico) e 9.05 nell’atto conclusivo degli Europei due mesi fa.
La direzione tecnica avrebbe potuto prendere altre strade? Era difficile togliere Filippo Tortu dalla staffetta: per riconoscenza, per rispetto, per caratura agonistica e tecnica, perché si sperava in una trasformazione nella prova a lui più gradita. L’opzione Chituru Ali andava però presa in seria considerazione: vero che il velocista comasco non ha praticamente mai provato i cambi in questa stagione e che è entrato in gruppo soltanto di recente, vero che non aveva propriamente convinto tra batteria e semifinale dei 100 metri ai Giochi (10.12 e 10.14), ma a fine giugno aveva corso in 9.96 a Turku (secondo italiano più veloce di sempre) e agli Europei aveva conquistato la medaglia d’argento dietro a Marcell Jacobs.
Il suo picco di velocità è teoricamente migliore rispetto a quello di Tortu e sul rettilineo può scatenare grande potenza, forse il cambio con Patta non era stato allenato e forse la condizione fisica di Ali non era impeccabile, ma magari avrebbe corso più veloce di quel decimo necessario per confermarsi sul podio. Non lo sapremo mai…