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Boxe: scontro CIO-IBA su Imane Khelif. E si moltiplicano pareri diversamente qualificati
Lo scontro, bisognerebbe dire purtroppo, sulla figura di Imane Khelif si è protratto ben oltre lo sport per spingersi verso qualsiasi area del mondo che dallo sport è lontana, tranne quando devono innescarsi delle polemiche. E il caso della donna con testosterone alto, che in tanti (o meglio, troppi) hanno definito transgender senza neppure sapere che in Algeria è vietato esserlo (ed è in generale vietata qualunque apertura al mondo non eterosessuale), è arrivato a tante, tantissime orecchie.
L’IBA, che nel 2023 sostanzialmente fece esplodere il caso, ha rilasciato ieri un comunicato che nei fatti difendeva la scelta di sospendere non soltanto la pugile algerina, ma anche Lin Yu Ting (57 kg), portacolori di Cina Taipei, nome sportivo di Taiwan. Un comunicato, questo, preso a muso durissimo dal CIO, che ha risposto con un altro nel quale difendeva le proprie, di scelte.
Un comunicato che inizia nel modo più semplice ed efficace possibile: “Ogni persona ha il diritto di fare sport senza discriminazioni”. Ribadendo, poi, che le regole per l’eleggibilità in essere a Parigi sono quelle di European Games, vari eventi continentali e Preolimpici di Busto Arsizio e Bangkok e rimarcando, non senza critiche, la procedura dell’IBA per l’esclusione (detto anche: “Non si cambiano le regole di eleggibilità a competizione in corso”). Naturalmente, alla fine è comparsa l’usuale stoccata all’IBA, che non è più riconosciuta dal CIO dal 2023. La ragione per cui, del resto, a meno di consenso attorno a un nuovo organo mondiale, il pugilato a Los Angeles 2028 non ci sarà.
Nel frattempo si sono mosse diverse associazioni che insistono, in linea generale, proprio su questo tipo di aspetto con una lettera per chiedere al CIO l’esclusione sia di Khelif che di Ting dalle Olimpiadi. Una lettera, questa, firmata tra le altre addirittura da Martina Navratilova, vincitrice di 59 Slam tra singolare, doppio e doppio misto. Il tutto citando un ricerca di una dottoressa, Emma Hilton, che afferma come i pugni degli uomini siano del 160% più forti di quelli delle donne. Appare chiaro che la definizione di uomo, per Khelif e Ting, non è applicabile.