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Ciclismo, Filippo Ganna tiene alto l’onore italiano su strada in mezzo ai problemi azzurri

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Ganna / Lapresse

L’Italia del ciclismo tra strada e pista è uscita dalle Olimpiadi di Parigi 2024 con quattro medaglie, ma se consideriamo solo quelle arrivate dalla strada si scende a una. Tra prova in linea maschile e femminile e cronometro di entrambi i sessi, il solo Filippo Ganna nella prova contro il tempo al maschile ha conquistato una splendida medaglia d’argento.

Ganna in questo momento è forse la sola Stella Polare del movimento ciclistico italiano: non tradisce praticamente mai e ha una resa sempre garantita sia su strada che su pista. A Tokyo il percorso della cronometro non si addiceva alle sue caratteristiche con oltre 1000 metri di dislivello, quello di Parigi era da veri e propri specialisti e, nonostante una pioggia che non l’ha aiutato, si è arreso solo a un mastodontico Remco Evenepoel, vincitore successivamente anche della prova in linea.

Per il resto il buio totale o quasi. Non c’erano grandi ambizioni nelle due prove in linea, ma praticamente gli italiani hanno svolto un ruolo da comprimari. Al maschile il massimo protagonismo è stata una fuga da lontano di Elia Viviani chiusa a 75 km dall’arrivo, mentre Alberto Bettiol e Luca Mozzato alle accelerazioni dei big si sono velocemente dissolti, senza mai dare l’impressione di lottare neanche per un piazzamento nei primi quindici.

Al femminile erano più sfumate le aspettative per la prova a cronometro, visto che Elisa Longo Borghini non è una specialista, ma proprio quest’ultima nella prova in linea, dopo due medaglie nelle ultime due Olimpiadi, non ha avuto la brillantezza per rimanere con le migliori nel finale e per andare oltre una nona posizione finale che non può soddisfare. Se nel femminile in generale siamo più competitivi su strada (proprio Longo Borghini ha vinto il Giro Donne), la situazione al maschile è problematica per le corse di un giorno (e non solo). E questa Olimpiade non fa che confermarlo.

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