Editoriali

Italia, quanto è difficile confermare l’oro olimpico! Tita/Banti sono i terzi a riuscirci dal 2000

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Tita-Banti / IPA Agency

Vincere è difficile, confermarsi verrebbe da dire che sia statisticamente improbabile per l’Italia alle Olimpiadi nel Nuovo Millennio. Si tratta di una vera e propria rarità.

Se guardiamo alle sei edizioni svolte dal 2000 in avanti, Ruggero Tita e Caterina Banti sono appena i terzi a confermarsi campioni nella medesima specialità. Prima di loro l’impresa era riuscita a Valentina Vezzali nel fioretto femminile (che ne vinse addirittura tre dal 2000 al 2008) ed a Niccolò Campriani nella carabina 3 posizioni (Londra 2012 e Rio 2016). Se torniamo poi ancora più indietro nel tempo, erano stati appena otto gli azzurri capaci di confermare un trionfo olimpico: Ugo Frigerio (10 km di marcia), Alberto Braglia (all-around ginnastica artistica), Klaus Dibiasi (piattaforma 10 metri tuffi), i fratelli Abbagnale (canottaggio), Luciano Giovannetti (trap tiro a volo), Vincenzo Maenza (lotta greco-romana), Nedo Nadi (scherma), Paola Pezzo (mountain bike). C’è poi anche il caso di Antonio Rossi, che vinse l’oro per due volte di fila nel K2 1000 metri della canoa velocità ad Atlanta 1996 e Sydney 2000, ma con due compagni diversi (Daniele Scarpa e Beniamino Bonomi). Stesso discorso per Agostino Abbagnale, che si impose tra il 1996 e il 2000 con due barche diverse nel canottaggio (doppio e 4 di coppoa).

A Tokyo 2020 l’Italia non confermò nessuno degli ori di Rio 2016: va detto che erano trascorsi anche 5 anni a causa dello slittamento provocato dalla pandemia. Per quanto riguarda invece i campioni dell’edizione giapponese, hanno già abdicato Vito Dell’Aquila (taekwondo), Antonella Palmisano e Massimo Stano (atletica), Marcell Jacobs (100 metri), il quartetto maschile (ciclismo su pista), mentre Valentina Rodini e Federica Cesarini (canottaggio) non sono riuscite a qualificarsi. Infine Luigi Busà non ha potuto riprovarci perché il karate è stato escluso dal programma dei Giochi. Restano invece in corsa per un ipotetico bis la 4×100 di atletica, qualificatasi in finale con qualche patema, e Gianmarco Tamberi, condizionato da problemi fisici nei giorni immediatamente precedenti alla partenza per Parigi.

Quanto esposto la dice lunga sull’impresa compiuta da Tita/Banti, probabilmente i più grandi sportivi italiani degli ultimi tre lustri. Dei veri e propri cannibali, con un palmares da far tremare i polsi: 2 ori olimpici, 4 titoli mondiali e 4 europei. Nessuno, tra gli sportivi azzurri in attività, può vantare un numero maggiore di affermazioni per quantità e qualità.

Resta da capire se ora Tita/Banti vorranno continuare la caccia a nuovi record, oppure se entrambi si concentreranno verso nuovi orizzonti. Ruggero Tita, in particolare, da tempo fa parte della squadra di Luna Rossa. Forse per ricoprire il ruolo di timoniere già nell’imminente Louis Vuitton Cup è ancora troppo presto. Ma la prossima edizione potrebbe essere la sua.

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