Olimpiadi

Julio Velasco, il guru che ha preso una squadra in macerie e l’ha resa invincibile. E anche l’incubo di Atlanta è cancellato!

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Non è mai finita finché non è finita. L’oro olimpico era il tassello che mancava per completare un fantastico mosaico, per entrare nella leggenda dello sport italiano, lui, Julio Velasco, che italiano non è ma che merita di essere considerato italiano a tutti gli effetti per quello che ha fatto. Non era il suo cruccio perché sapeva che quelle sconfitte arrivate negli anni ’90 non avevano cambiato la sua vita sportiva, non avevano tolto nulla al suo grande percorso ma Barcellona e Atlanta meritavano in qualche modo un riscatto che è arrivato 32 e 28 anni dopo, quando forse neanche lui credeva potesse accadere.

Un anno fa non andava niente bene. La Fipav non ha capito che non si poteva andare avanti con un tecnico che non era più in sintonia con buona parte del gruppo e allungando il regno di Davide Mazzanti ha sbandato, ha rischiato di mandare all’aria il lavoro di anni. La mancata convocazione di De Gennaro e Bosetti, l’accantonamento di Egonu, figlie di quanto accaduto l’anno prima ai Mondiali, hanno destabilizzato le azzurre, arrivate con il morale sotto i tacchi e senza risultati apprezzabili alla fine dell’estate scorsa.

Al momento dei saluti con Davide Mazzanti, c’era da scegliere il suo successore e l’unico scoglio tra Julio Velasco e la panchina azzurra è stato l’accordo che il tecnico argentino aveva raggiunto con Busto Arsizio. Non è stato facile trovare il modo di svincolare Velasco, che aveva annunciato un progetto importante con il club lombardo ma l’attrazione tra Velasco e la maglia azzurra era troppo forte e alla fine l’accordo è stato siglato.

Quello di cui questo gruppo aveva bisogno era un allenatore di personalità, che desse indicazioni chiare, che mettesse regole chiare uguali per tutte le componenti del gruppo e questo Velasco ha fatto fin dal primo giorno, lasciando capire che non erano ammessi sgarri di alcun tipo. Il primo atto di umiltà, Velasco lo ha compiuto mettendosi a fianco due pezzi da novanta che avrebbero oscurato qualsiasi altro allenatore sulla faccia della terra ma non lui, due conoscitori della materia con ambiti e compiti diversi, Massimo Barbolini che la pallavolo femminile la conosce come le sue tasche e Lorenzo Bernardi che arrivava da una stagione a Novara e che la pallavolo in generale la conosce perfettamente.

L’uomo “forte” che lascia capire che, da soli, non si può arrivare da nessuna parte. L’esempio che ha illuminato il gruppo azzurro, che ha fatto capire a tutte le giocatrici, nessuna esclusa, che la strada da seguire era tracciata e non si poteva fallire. C’era solo da ottenere risultati e fondamentale in questo cammino sono state un paio di partite della VNL, la vittoria di Ankara con la Turchia con una squadra composta per la maggior parte di seconde linee, nella quale Velasco ha capito quali sarebbero state le giocatrici giuste per completare il gruppo in vista di Parigi e la vittoria nei quarti di finale proprio con gli USA al termine di una partita a senso unico, proprio come la finale di oggi.

Il successo di Bangkok in VNL ha permesso alle azzurre di trovare quella fiducia e quella forze che le ha rese inattaccabili nel momento decisivo del torneo olimpico. La calma, la tranquillità di Julio Velasco a Parigi era figlia della consapevolezza e della enorme fiducia reciproca. L’allenatore che si fida ciecamente delle sue ragazze che, a loro volte, danno tutto per ottenere il massimo. Il percorso è completato e oggi è un grande traguardo. Per conoscere il domani ci sarà tempo e la speranza è che, ottenuto il risultato più importante di tutti, le strade di Julio Velasco e dell’azzurro non si separino. C’è bisogno di Velasco per assicurare il futuro al volley femminile italiano e la Fipav non deve perdere questa occasione.

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