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Marcell Jacobs impagabile orgoglio italiano. A testa alta tra i fenomeni del Caribe nella gara regina

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Marcell Jacobs
Jacobs / Lapresse

Tre americani, due giamaicani, due africani, un italiano. Non è l’inizio di una classica barzelletta ma la provenienza dei finalisti dei 100 metri alle Olimpiadi di Parigi 2024, la gara regina che ha come sempre catalizzato l’attenzione dell’intero universo sportivo e che per la seconda volta consecutiva vedeva la presenza di un nostro portacolori: tre anni fa Marcell Jacobs entrò per sempre nel mito, questa sera ha raccolto un onorevole quinto posto in mezzo a fenomeni di un altro universo agonistico.

Lo ha fatto dopo tre anni difficilissimi, caratterizzati da diversi problemi fisici, dal trasferimento negli States con annesso cambio di allenatore, dalla revisione totale delle tabelle di allenamento e da un totale mutamento di vita che ha coinvolto anche la sua famiglia. Lo ha fatto offrendo la miglior prestazione cronometrica delle ultime tre stagioni (9.85, ovvero cinque centesimi sopra il suo record europeo siglato proprio nell’ultima edizione dei Giochi) e fermandosi ad appena quattro centesimi dal podio, a sei dal trionfatore Noah Lyles.

Il 1° agosto 2021 era l’uomo più veloce del Pianeta, un orgoglio massimo, un qualcosa che ricollega ai primordi dell’umanità. Il 4 agosto 2024 è il quinto sprinter di riferimento a livello planetario, a testa altissima tra i fenomeni del Caribe (concedeteci la licenza poetico-geografica). L’azzurro si è lasciato alle spalle il botswano Letsile Tebogo (argento iridato), lo statunitense Kenneth Bednarek (argento olimpico sui 200 metri tre anni fa) e l’accreditatissimo giamaicano Oblique Seville.

Lo statunitense Noah Lyles e il giamaicano Kishane Thompson (9.79 per entrambi, un centesimo in meno rispetto al crono valso il successo tre anni fa, dunque non siamo di fronte a dei marziani), lo statunitense Fred Kerley (9.81) e il sudafricano (9.82) sono stati di un soffio migliori. Unico europeo nell’atto conclusivo, da Campione d’Europa. Un orgoglio italiano di cui andare fieri, sempre e comunque. In barba a seriali leoni da tastiera che non comprendono la maestosità dei risultati ottenuti dal Messia dell’atletica tricolore in quella che è LA gara.

Fino a pochi anni fa l’Italia era un minuscolo puntino sulla carta geografica della velocità mondiale e mai avremmo pensato di toccare certi apici: già la discesa sotto i dieci secondi di un mitologico Filippo Tortu sembrava celestiale, Marcell Jacobs ci ha condotto in una nuova dimensione contro i mostri sacri di USA e Giamaica, spalla a spalla con chi divora rettilinei a colazione, ha insegnato atletica ai colossi a Tokyo e ha impartito lezioni di caparbietà e tenacia a Parigi. Semplicemente, da clonare.

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