Artistica
MITOLOGICA LEGGENDA: Alice D’Amato Campionessa Olimpica, Manila Esposito bronzo! Battuta Simone Biles alla trave
Da fare girare la testa, da impazzare, da andare in cortocircuito, da svalvolare, da stropicciarsi gli occhi. Da non credere: oltre l’impensabile, oltre l’imponderabile, oltre i sogni più candidi, oltre le magie, oltre l’arcobaleno. Surreale, ma bello, direbbero degli inguaribili romantici. Stupefacente. Incontenibile. Celestiale. Fantasmagorico. ALICE D’AMATO CAMPIONESSA OLIMPICA ALLA TRAVE. Siamo su un altro pianeta, abbiamo valicato le ere geologiche, abbiamo distorto lo spazio-tempo.
Per la prima volta nella storia un’italiana conquista la medaglia d’oro ai Giochi, dopo tre argenti (con la squadra ad Amsterdam 1928 e sei giorni fa con queste Fate; con Vanessa Ferrari al corpo libero a Tokyo 2020). Sul gradino più alto del podio, nella specialità più femminile del circuito, sale un’azzurra: suona l’Inno di Mameli davanti ai 20.000 spettatori che hanno gremito la Bercy Arena per l’ultima giornata di gare della ginnastica artistica, ma si festeggia anche lo splendido bronzo finito al collo di una superba Manila Esposito.
VIDEO Alice D’Amato vince alle Olimpiadi! Riviamo l’esercizio da oro alla trave
Alice D’Amato non era mai stata una grande specialista dei 10 cm, ma è cresciuta costantemente nelle ultime stagioni, riuscendo a mettere insieme un esercizio di spessore fondamentale per il team event e per l’all-around (bronzo sfumato pochi giorni fa per un decimo), oggi trova la consacrazione nella finale di specialità, sovvertendo qualsiasi pronostico della vigilia in una gara che come da tradizione si è rivelata palpitante, concitata, con errori, cadute e ribaltoni sempre dietro l’angolo.
La 21enne genovese, già due volte Campionessa d’Europa alle parallele asimmetriche (ieri quinta per 67 millesimi), ha confezionato l’esercizio della vita, venendo premiata con il punteggio di 14.366 (5.8 la nota di partenza, 8.566 per l’esecuzione): enjambé cambio con ribaltata senza, enjambé cambio ad anello, salto teso smezzato, bel salto avanti, ottimi i due giri in accosciata, encomiabile la parte artistica, la serie acrobatica è stata piazzata, il due e mezzo in uscita è stato perfettamente stoppato.
A gara finita l’azzurra è in lacrime, incredula tra le braccia di Monica Bergamelli e Marco Campodonico sotto gli occhi del DT Enrico Casella, che non era mai arrivato così in alto con Vanessa Ferrari. Da un piccolo fragile talento alla gloria imperitura che spetta a una Campionessa Olimpica, apice di una carriera da sballo con un palmares da urlo. Alice D’Amato ha sfruttato nel miglior modo possibile l’occasione che si è palesata di fronte ai suoi occhi in maniera inattesa e ha fatto centro come le vere fuoriclasse sono in grado di fare.
Le due super favorite della vigilia sono infatti cadute. La statunitense Simone Biles ha messo piede a terra sul salto dietro teso smezzato, dicendo addio al sogno di conquistare il quarto oro in questa edizione dei Giochi e l’ottavo sigillo a cinque cerchi in carriera: sfumata la possibilità di agganciare la ginnasta sovietica Larisa Latynina e la nuotatrice americana Katie Ledecky in vetta alla classifica delle donne più vincenti di sempre alle Olimpiadi. L’americana era caduta anche a Rio 2016, quando fu l’olandese Sanne Wevers ad approfittarne.
La cinese Yaqin Zhou aveva nelle gambe un esercizio da addirittura 6.6 di D Score, ma ha poggiato le mani nella sequenza del costale e si è fermata a 14.100, riuscendo comunque a conquistare l’argento. Manila Esposito ha purtroppo commesso uno sbilanciamento da circa mezzo decimo di penalità sulla ruota senza, ma da Campionessa d’Europa di specialità festeggia un enorme bronzo (14.000, 5.8 il D Score) ad appena 17 anni.
La campana si è lasciata alle spalle la brasiliana Rebeca Andrade (quarto posto con 13.933 per l’argento all-around a causa di quattro sbavature di troppo) e Simone Biles (quinta 13.100). A terra anche l’altra statunitense Sunisa Lee (13.100), la brasiliana Julia Soares (12.333) e la romena Sabrina Maneca-Voinea (11.733).
L’Italia aveva conquistato l’oro nella ginnastica artistica alle Olimpiadi soltanto con gli uomini: Jury Chechi agli anelli ad Atlanta 1996, Igor Cassina alla sbarra ad Atene 2004, Franco Menichelli al corpo libero a Tokyo 1964, Romeo Neri alle parallele pari e Savino Guglielmetti al volteggio a Los Angeles 1932, Franco Martino agli anelli a Parigi 1924, i trionfi con la squadra (Stoccolma 1912, Anversa 1920, Parigi 1924, Los Angeles 1932) e i quattro nell’all-around (Alberto Braglia a Londra 1908 e Stoccolma 1912, Giorgio Zampori ad Anversa 1920, Romeo Neri a Los Angeles 1932). Erano vent’anni che non si ascoltava il nostro Inno…