Editoriali
Olimpiadi da 8,5 per l’Italia: potenza consolidata, il sorpasso alla Germania e gli outsider meglio dei favoriti
Cala il sipario su una Olimpiade di Parigi 2024 che per l’Italia si è rivelata foriera di trionfi ed emozioni. Partiamo dai numeri. Rispetto a Tokyo è stato eguagliato il numero complessivo di 40 medaglie, che rappresenta il record storico per il nostro Paese, ma gli ori sono aumentati di 2 unità, da 10 a 12: solo in cinque circostanze il bottino era stato ancora maggiore in passato. Per trovare un edizione in cui i metalli più preziosi furono almeno 12 è necessario ritornare indietro a Sydney 2000 (13).
Nel medagliere l’Italia ha guadagnato una posizione rispetto a quanto accaduto nel 2021, da decima a nona, firmando uno storico sorpasso ai danni della Germania atteso addirittura da 64 anni. Per completezza di informazione occorre però considerare come in Giappone fosse presente anche la Russia, sebbene in veste ‘neutrale’ e senza bandiera. La top10 è stata confermata per l’ottava volta consecutiva: una piacevole tradizione che si protrae da Atlanta 1996.
L’Italia ha mostrato, per l’ennesima volta, un eclettismo con pochi eguali al mondo. Dinanzi a noi nel medagliere figurano nazioni come la Corea del Sud che ha costruito il proprio bottino con 5 ori nel tiro con l’arco e 3 nel tiro a segno. Il Bel Paese è stato invece in grado di vincere addirittura in dieci sport diversi: non era mai accaduto nella nostra storia. Impressionante anche un altro dato: è arrivato almeno un podio in ben 19 sport diversi!
A Parigi 2024 è oggettivo che si sia presentata un’Italia decisamente più competitiva rispetto a Tokyo 2020. Il trend di crescita è proseguito nell’ultimo triennio. Se pensiamo allo sproposito di quarti posti (20 in totale, 24 se contiamo anche le finali perse del judo, dove viene attribuita formalmente una quinta piazza) ed a tanti atleti tra i più attesi che hanno deluso le aspettative, ciò la dice lunga sulla profondità del nostro movimento sportivo, riuscito a rendere la spedizione trionfale nonostante tante difficoltà. È stata l’Olimpiade degli outsider più che dei favoriti. Dei nostri 12 ori, le gare dove veramente l’Italia partiva indiscutibilmente in pole erano i 100 dorso di Thomas Ceccon e la classe Nacra17 di Ruggero Tita e Caterina Banti (gli unici in grado di bissare il titolo di Tokyo). Sono mancati, per un motivo o per un altro, due numeri 1 come Jannik Sinner e Gianmarco Tamberi. Ci saremmo aspettati un oro dalla squadra di fioretto femminile, da Tommaso Marini nel fioretto maschile, Simone Alessio nel taekwondo, Antonella Palmisano nella 20 km di marcia, Elena Micheli nel pentathlon. Due titoli li consideriamo (e non abbiamo problemi a dirlo) ingiustamente scippati a causa di furti arbitrali: parliamo di Filippo Macchi nel fioretto e di Aziz Abbes Mouhiidine nella boxe, estromesso agli ottavi con un verdetto che definire sconcertante non rende l’idea, ovviamente da un avversario che poi ha regalato all’Uzbekistan uno dei 5 ori su 7 categorie nel pugilato maschile (questo dato vi dice qualcosa?). Tutto ciò premesso, le 40 medaglie ed i 12 ori complessivi raccontano di un’Italia che si è saldamente consolidata nel ruolo di potenza sportiva mondiale, ma che al tempo stesso aveva un potenziale ben maggiore, forse tale da raggiungere quota 15 ori e 45/50 podi totali. Ma non possiamo di certo lamentarci. Nelle alte sfere occorrerà invece capire perché l’Italia viene così puntualmente e stucchevolmente presa di mira con trattamenti arbitrali non all’altezza in quasi tutti gli sport dove è presente una giuria: una situazione che sembra peggiorare ad ogni edizione.
Per rendere l’Olimpiade definitivamente memorabile è servita poi la ciliegina sulla torta più dolce, quell’oro nella pallavolo che attendevamo da sempre. Il guru Julio Velasco ha costruito un capolavoro in pochi mesi. Come ha giustamente affermato Caterina Bosetti, l’Italia era la più forte da anni, eppure non riusciva a vincere un Mondiale o una Olimpiade perché non basta mettere assieme delle ottime giocatrici se queste non ragionano da squadra. È su questo che ha agito principalmente un allenatore che va catalogato tra i migliori di ogni epoca. L’Italia attendeva un trionfo negli sport di squadra da due decenni, ovvero da Atene 2004, quando si impose il mitico Setterosa nella pallanuoto. Peraltro la pallavolo è solo la terza disciplina di squadra in cui abbiamo ascoltato l’Inno di Mameli ai Giochi dopo il calcio (anche se parliamo ormai quasi di un secolo fa, nel 1936) e la pallanuoto (negli sport invernali va aggiunto il curling). Ecco, una nota dolente: gli sport di squadra. Siamo ormai competitivi solo nella pallavolo e nella pallanuoto: troppo poco. Nel complesso, a nostro avviso, va in archivio una Olimpiade da 8,5 per l’Italia.