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Olimpiadi, è ora di svecchiare il regolamento delle prove a squadre. Norme obsolete ne minano la credibilità

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Macchi / Lapresse

I Giochi olimpici di Parigi 2024 hanno lasciato l’amaro in bocca per una dinamica legata alle prove a squadre. In particolare, l’ingresso sistematico delle riserve nelle fasi cruciali degli assalti ha suscitato parecchie perplessità sia fra gli appassionati di lungo corso, sia (soprattutto) nel pubblico occasionale.

In alcuni casi, degli schermidori “in panchina” sono stati inseriti proprio nei momenti topici di sfide in cui erano in palio delle medaglie. C’è chi ha fatto la differenza in positivo e chi, viceversa, si è ritrovato esposto a una pessima figura.

Il sudcoreano Do Gyeong-dong ha spostato gli equilibri nella finale della sciabola maschile contro gli ungheresi, regalando al suo team l’abbrivio decisivo per imporsi. Si può dire lo stesso del giapponese Yudai Nagano, in quello che è diventato il “parziale delle riserve” contro l’italiano Alessio Foconi nella finale del fioretto maschile.

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Proprio Foconi si è ritrovato in una situazione da incubo, venendo letteralmente triturato dalla gogna mediatica per il secco 0-5 incassato dalla controparte nipponica. L’accaduto è estremamente ingeneroso nei confronti di chi, in passato, aveva saputo issarsi al numero uno del mondo e mettersi al collo un oro iridato individuale. Peraltro, i risultati del veterano azzurro in stagione non erano stati deficitari (anzi, a giugno si era fregiato dell’argento agli Europei).

La dinamica è figlia di un regolamento unico, poiché applicato solo ai Giochi olimpici, e ormai vetusto. Nelle competizioni a Cinque cerchi, ed esclusivamente in esse, il cambio è definitivo. Nel momento in cui un atleta viene sostituito non può più rientrare, neppure negli eventuali turni successivi se l’avvicendamento dovesse avvenire prima della finale.

Viceversa, in tutte le competizioni sotto l’egida FIE (la Federazione Internazionale della Scherma), è ammesso il cambio provvisorio. Uno schermidore può essere sostituito dalla riserva momentaneamente, rientrando poi anche nel corso del medesimo assalto. L’unica limitazione è legata al fatto che tale cambio deve legare sempre gli stessi atleti.

Esempio pratico. L’Italia affronta un team event con “Pinco”, “Pallo” e “Vatte” come titolari, mentre “La Pesca” fa da riserva. A un certo punto, il commissario tecnico decide di sostituire “Vatte” con “La Pesca”. Dunque, da quell’istante, i due sono legati e diventano interscambiabili. “La Pesca” non potrà sostituire nessun altro, ma avrà la possibilità di avvicendarsi con “Vatte”.

Tale flessibilità apre, peraltro, la porta ad effettuare delle mosse strategiche. Si possono risparmiare dei parziali a chi è più affaticato; si può inserire la “Bestia Nera” di qualcun altro; si può evitare proprio un avversario particolarmente sofferto da uno dei propri atleti. Insomma, ci sarebbero solo vantaggi, eliminando peraltro la sgradevole sensazione che – talvolta – la riserva venga inserita “tanto per farle vincere la medaglietta”, sacrificando sull’altare dello spirito di squadra un metallo più pregiato.

Se questo è il sentimento dell’appassionato occasionale, che però rappresenta la stragrande maggioranza del pubblico dei Giochi olimpici, significa perdere di credibilità agli occhi dei più. Ecco perchè urge una riflessione.

Los Angeles 2028 è ancora lontana, c’è tutto il tempo per “svecchiare” un regolamento ormai obsoleto e rendere le prove a squadre ancora più avvincenti. Ne guadagnerebbero tutti. Gli spettatori, gli atleti, i commissari tecnici, lo spettacolo e il livello tecnico. Perché, dunque, non agire in tal senso?

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