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Olimpiadi, ode a Mijain Lopez Nuñez. L’Ercole moderno dal passaporto “sbagliato”

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Uno dei personaggi maggiormente meritevoli di essere celebrati al termine dei Giochi olimpici di Parigi 2024 è il lottatore cubano Mijain Lopez Nuñez. Per sua “sfortuna”, ha un passaporto sul quale vige un forte ostracismo mediatico da parte di chi, oltreoceano, indirizza la narrazione sportiva globale.

Eppure, il “Gigante di Herradura” (196 centimetri d’altezza e 132 kg di muscoli) avrebbe tutto il diritto di essere ritratto sulle copertine di popolarissime riviste, o di venire posto al centro di monografie video a lui dedicate. Difatti, l’ormai quarantaduenne cubano ha realizzato un’impresa senza precedenti nei 128 anni di storia dei Giochi olimpici estivi.

Lopez Nuñez è diventato il primo atleta a imporsi in un evento individuale in cinque differenti edizioni, peraltro consecutive. Il suo filone aureo è partito dalla Cina (Pechino 2008), ha raggiunto l’Europa (Londra 2012), ha toccato il Sudamerica (Rio de Janeiro 2016), ha completato il giro del Mondo tornando prima in Asia (Tokyo 2021) e poi nel Vecchio continente (Parigi 2024). Una vena dorata ineguagliabile, per lunghezza geografica e temporale.

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Cinque titoli olimpici consecutivi nella categoria dei pesi massimi della lotta greco romana, con la proverbiale ciliegina sulla torta di essere diventato il più anziano vincitore di sempre nella lotta – sport dove il fisico è cruciale – non fanno altro che ampliare la grandezza di un atleta entrato a tutti gli effetti nella leggenda dei Giochi.

Un vero e proprio Ercole moderno, issato d’imperio sulla vetta dell’Olimpo, sino a raggiungere un rango comparabile a quello della divinità. Sportiva, s’intende, ma pur sempre di eccezionalità si parla.

Fra poco meno di quattro anni, a Los Angeles 2028, ci sarà chi avrà modo di eguagliarlo. La nuotatrice Katie Ledecky negli 800 metri stile libero e, seppur senza sequenza, il tiratore Vincent Hancock nello skeet. Sia l’una che l’altro hanno il passaporto “giusto” per essere portati in palmo di mano da chi ha in mano il giocattolo mediatico-sportivo. Così va il mondo d’oggi e bisogna farsene una ragione. Giusto o sbagliato che sia, a seconda della valutazione di ognuno.

Tuttavia, nonostante sia rimasto alla luce della ribalta molto meno tempo di quanto avrebbe meritato, per Lopez Nuñez parlano risultati e conseguimenti. Lui è stato e rimarrà per sempre il primo atleta a vincere cinque medaglie d’oro individuali nel medesimo appuntamento.

Onore a te, Mijain. La tua uscita di scena, lasciando le scarpe al centro del ring, è degna della tua carriera. Immensa; per simbolismo ed emozione. Pur avendo attraversato tre decenni e tre continenti da numero uno indiscusso, non sarai mai strapagato dagli sponsor e non ti verrà mai dipinta attorno un’aura messianica.

Però, in fondo, tu non ne hai bisogno. Da buon lottatore hai saputo importi a forza sull’unico palcoscenico che conta per davvero, quello dei risultati sportivi. Il resto, legato esclusivamente al baraccone mediatico che ormai è parte integrante dei Giochi, è un dimenticabile contorno.

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