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Olimpiadi Parigi 2024. La storia della meraviglia Olga Kharlan, la “danzatrice prestata alla sciabola”
Lasciate da parte, per favore, la tragedia umana da troppo tempo in corso nell’Europa orientale. Mettetela in un angolo almeno per quei minuti necessari a leggere il presente articolo, che non vuole essere la mistificazione di una persona e non deve essere gravato da significati ulteriori a quello sportivo. È una premessa doverosa nel momento in cui, al giorno d’oggi, si va a toccare qualsiasi argomento legato all’Ucraina. Qui si racconta della persona Olga Kharlan e della sua parabola agonistica.
Il prossimo 4 settembre, questa ragazza compirà 34 anni. Ha visto la luce sul finire dell’estate 1990 a Mykolaiv, città portuale situata sul Mar Nero. Figlia di un istruttore di nuoto e di una operaia, ha trascorso la sua infanzia con il sogno di diventare una ballerina. Per consentirle di frequentare i corsi di danza, il padre ha anche intrapreso un secondo lavoro, senza però riuscire a sostenere i costi.
È attorno all’avvento del XXI secolo che il Destino si palesa nella vita di Olga, assumendo le fattezze di Anatoliy Shlikar, amico di famiglia e suo padrino. Maestro di sciabola, è lui a suggerire di metterne una nelle mani di questa bambina di 10 anni. D’altronde, le lezioni di scherma, sono gratuite. Caso o fato? La si legga a seconda delle convinzioni di ognuno, la certezza è che da quel momento comincia una storia. O meglio, cambia la Storia.
Kharlan continua a danzare, ma lo fa in un altro modo. In pedana. Però non sono solo le movenze dei suoi arti inferiori a fare la differenza. Anche il polso e l’occhio si rivelano eccezionali. L’inusuale miscela rende pressoché inarrestabile la sciabola da lei, ora, maneggiata. La sua stella non sorge dall’orizzonte, bensì appare già alta nel firmamento della scherma, esplodendo con la luminosità di una supernova in occasione dei Giochi olimpici di Pechino 2008.
Ancora minorenne, Olga nella prova a squadre è sensazionale. Nei quarti di finale chiude con un bilancio di +7 l’assalto vinto dall’Ucraina contro la Russia, all’epoca movimento emergente. In semifinale, è lei a fare la differenza sugli Stati Uniti, ai tempi potenza egemone della sciabola femminile. Mariel Zagunis, Sada Jacobson e Rebecca Ward – oro, argento e bronzo nella gara individuale – devono lasciare strada a un team trascinato da questa teenager scatenata.
In finale, poi, Kharlan si supera. Nell’ultimo parziale eredita il testimone indietro di 4 stoccate. Si tira in Cina, proprio contro la Cina capitanata da Xue Tan, una delle sciabolatrici di riferimento dell’epoca. Eppure, Olga mette a segno un 9-4, vincendo anche la stoccata decisiva, che permette alla squadra Ucraina di conquistare la medaglia d’oro.
Da lì, parte una sequela di successi personali, fra i quali si annoverano 4 ori Mondiali. La danzatrice prestata alla sciabola ottiene una pletora di affermazioni anche in Coppa del Mondo, ma paradossalmente il trionfo olimpico individuale rimane perennemente tabù. C’è sempre un’avversaria capace di interporsi tra lei e la gloria a Cinque cerchi, partendo da Londra per arrivare a Parigi. Si mette comunque al collo tre bronzi, distribuiti nell’arco di oltre un decennio.
Nella Ville Lumiere però c’è un altro appuntamento con il destino, nuovamente nella prova a squadre. Quando la favoritissima Francia padrona di casa viene eliminata in semifinale dalla Corea del Sud, si apre una possibilità inattesa anche per chi, dall’altra parte del tabellone, ha saputo issarsi all’assalto decisivo. Proprio l’Ucraina…
Come va a finire? Come a Pechino. A un’età doppia rispetto a quella dei Giochi cinesi, Kharlan eredita il testimone in svantaggio al parziale conclusivo e ribalta il risultato, conducendo il proprio team a un nuovo oro olimpico. Il primo in assoluto da quando quella terra è sprofondata in un incubo bellico.
L’incoscienza giovanile pechinese e la ragionata maturità parigina sono separate da 16 anni, durante i quali si verificano tante vicissitudini personali, da cui sicuramente Olga è stata “toccata”, senza però mai esserne sconfitta. Il medesimo discorso vale per il suo talento unico, ancora non scalfito dall’inesorabile trascorrere del tempo.
È già immensa così, la grandezza sportiva della danzatrice prestata alla sciabola, anche senza la certificazione di un oro olimpico individuale che la consacrerebbe – senza se e senza ma – come la più grande di tutti i tempi. Teoricamente, provarci a Los Angeles 2028 non sarebbe fuori portata. Prevedere l’evoluzione biologica di ognuno è impossibile, soprattutto in una fase come quella che va dai 34 ai 38 anni. Cionondimeno, ogni organismo è differente e l’età può essere relativa.
Di sicuro, Kharlan è un prodigio. Ha già dimostrato di esserlo e non c’è ragione di dubitare che possa fare altrettanto anche in futuro. Di certo è molto più vicina alla fine della sua carriera di quanto non lo sia rispetto al principio. Però chi è stata talmente splendente da non avere neppure bisogno di un’alba, potrebbe anche permettersi di sparire senza un tramonto, proprio come una supernova.