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Olimpiadi, quando vedremo le prove a squadre miste nella scherma? Vantaggi e rischi di una novità ancora ipotetica

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Martina Favaretto / La Presse

Non è un mistero come il Cio stia portando avanti la politica di incentivare la nascita di quante più prove miste possibile. Le competizioni aperte a entrambi i sessi si stanno moltiplicando in ogni dove e sempre più sport si stanno adeguando alla linea “suggerita” dal Comitato Olimpico Internazionale.

Fra chi è ancora impermeabile a questa moral suasion c’è la scherma. La situazione non sorprende più di tanto, poiché si parla di uno sport di combattimento, seppur mediato da un’arma. La differenza biologica tra uomo e donna è dunque preponderante, ma lo stesso discorso può essere applicato anche a tanti altri ambiti, compreso il judo, che ha trovato il modo di creare un team event corale.

La domanda è se anche l’escrime seguirà la stessa logica, in un futuro più o meno prossimo. Le possibilità, in tal senso, sono infinite. Avere tre armi permetterebbe di avere agio nell’ottica della creazione dell’ipotetico evento. Per esempio, si potrebbe pensare di avere squadre di 6 atleti (un fiorettista, uno spadista e uno sciabolatore affiancati dalla controparte femminile).

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Ogni uomo affronterebbe l’avversario nella propria arma di riferimento e altrettanto farebbero le donne. Ogni sfida tra due team sarebbe composta da sei parziali e avrebbe il pregio di coinvolgere quante più nazioni possibile. Di fatto, potrebbero parteciparvi tutti i Paesi presenti in ognuna delle sei gare individuali, aggiungendo eventualmente un salvacondotto per avere il corretto numero di nazioni al via per stilare un tabellone a eliminazione diretta sensato.

Ovviamente, bisognerebbe inserirla anche in Coppa del Mondo, e qui cascherebbe l’asino. I circuiti delle varie armi sono separati, dunque sarebbe necessario aggiustare il calendario, creando eventualmente tappe condivise ad hoc. Complicato, per non dire proibitivo, dal punto di vista logistico.

Ecco, allora, un’alternativa. Avere una prova a squadre miste per ogni arma. La formula più logica sarebbe quella di avere dei quartetti composti da due uomini e due donne, che andrebbero ad affrontarsi a incrocio. Si avrebbero complessivamente 8 parziali, molto vicini ai 9 dai quali sono attualmente composti i team event mono-sesso.

Verosimilmente, si porrebbe però un altro tipo di sfida logistica. Se si dovesse ragionare sull’inserimento di una prova a squadre miste per ogni arma, non si parlerebbe di aggiunta. Vi sarebbe il serio rischio che il Cio persegua la strada di sostituire gli attuali team event con un’unica competizione aperta a entrambi i sessi.

Di fatto, si scenderebbe da 12 eventi a 9. Le possibilità di medaglia per ogni atleta resterebbero invariate, così come i giorni di competizione (perché si potrebbe avere una gara individuale al dì, anziché due come accade ora). Un programma più snello, ma non più corto, che potrebbe tornare comodo anche sul piano televisivo.

Tale sostituzione avrebbe l’ulteriore pregio di permettere di aggiustare i meccanismi della qualificazione olimpica, in maniera tale da evitare storture e paradossi troppo spesso “ammirati” in tempi recenti, anche in vista di Parigi 2024. Non si creerebbero grossi scompensi nell’avere tabelloni a 12 o addirittura 16 squadre, alzando al contempo il livello delle gare individuali.

Il rovescio della medaglia, è proprio il caso di dirlo, sarebbe rappresentato dalla riduzione delle competizioni. Gli atleti avrebbero il medesimo numero di possibilità, almeno per quanto riguarda i migliori, ma le varie nazioni vedrebbero decurtato del 25% le chance di salire sul podio.

Vedremo quale sarà la strada imboccata dalla scherma nell’ottica dei sempre più diffusi mixed team events. Non è tanto una questione di “se”, bensì di “quando”, perché l’andazzo è chiaro. Bisogna solo sperare si possa agire nel modo migliore e, soprattutto, che la disciplina non venga danneggiata nel panorama olimpico, come troppo spesso è accaduto nell’ultimo ventennio.

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