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Paralimpiadi, Luca Mazzone: “Emozione da portabandiera. A 53 anni mi spingono amore e sacrificio”

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Luca Mazzone
Luca Mazzone / Archivio privato Luca Mazzone

Manca ormai poco all’inizio dei XVII Giochi paralimpici estivi e il corposo, nonché ambiziosissimo, contingente italiano (141 atleti azzurri in 17 discipline) sta per volare alla volta di Parigi. I portabandiera del Bel Paese, che esporranno in mondovisione il Tricolore in occasione della cerimonia inaugurale del 28 agosto, saranno la giovane super-velocista Ambra Sabatini e l’immarcescibile Luca Mazzone, autentico monumento dello sport paralimpico italiano. Proprio il formidabile handbiker pugliese è stato intercettato da OA Sport, di cui è amico di vecchia data, per un’intervista esclusiva prima del grande appuntamento parigino.

Luca, ad una manciata di giorni dalla partenza per Parigi, parlaci un po’ del lavoro e delle sensazioni che stanno caratterizzando questo lungo avvicinamento a cinque cerchi.
Dal 30 giugno sono sulle montagne abruzzesi per degli intensi allenamenti al fresco, visto che giù da noi in Puglia fa troppo caldo in estate, è dal 2013 che con la Nazionale veniamo qui e ci troviamo davvero molto bene. Le sensazioni sono ottime, il lavoro mirato iniziato in autunno è nella sua fase di rifinitura, ora bisogna solo vedere se questa ‘finalizzazione’ porterà ai frutti sperati nel momento clou…”.

Sarà la tua sesta partecipazione ai Giochi Paralimpici, la prima da portabandiera. Quanto sei emozionato e onorato? Ti pesa questa investitura? Ormai sei riconosciuto universalmente quale pilastro dello Sport italiano.
Onore, emozione e orgoglio al massimo per il ruolo di portabandiera, che rende inevitabilmente diversa da tutte le altre questa mia ennesima partecipazione paralimpica. Da bambino, quando praticavo sport e ammiravo Pietro Mennea in tv, sognavo un momento simile; infatti, dopo di lui, sarò appena il secondo pugliese a rivestire questo prestigioso ruolo, il primo italiano in assoluto nel paraciclismo. Questa investitura non mi pesa affatto, anzi, la vedo come un premio, un riconoscimento anche istituzionale per i miei tanti anni in maglia azzurra, che credo di aver rappresentato al meglio. È il primo risultato positivo già raggiunto ai Giochi! La prima cosa bella…”.

Ricordiamo ai nostri lettori quando sarai in gara, le date da cerchiare sul calendario.
4 settembre crono individuale cat. H2, 5 settembre prova in linea cat. H1-2, 7 settembre mixed team relay cat. H1-5. Un gran bel tour de force!”.

Tra nuoto e handbike, hai già conquistato 3 ori e 5 argenti paralimpici, sia livello individuale che con le staffette (senza dimenticare i 18 titoli mondiali…). Cosa spinge il 53enne Luca Mazzone a mettersi ancora in gioco in mezzo a tanta gioventù agguerrita?
L’amore per lo sport e per il sacrificio. Questa mia lunga vita sportiva voglio che sia da esempio per i giovani italiani e non, anche per quelli con cui condivido lo spirito agonistico in gara”.

Si sono da poco conclusi i Giochi Olimpici, quali sono state le medaglie olimpiche che ti hanno emozionato di più?
Tante, impossibile elencarle tutte. Sicuramente l’oro di Djokovic è stato speciale, essendo lui uno dei miei indiscussi idoli sportivi e rappresentandomi, in un certo senso, per caparbietà, longevità sportiva, capacità di centrare all’ultimo tentativo disponibile (per di più contro la meglio gioventù tennistica…) l’unico alloro che mancava nel suo sterminato palmarès. Mi ha emozionato vederlo piangere e condividere la vittoria tanto ambita assieme ai suoi figli, alla famiglia. Per quanto riguarda i colori italiani, invece, metto sul podio l’oro del volley firmato da un grande ‘regista’ come Julio Velasco, l’argento commovente di Consonni-Viviani, simboli della voglia di rialzarsi e lottare nonostante la caduta, e il doppio titolo olimpico nel nuoto con Ceccon-Martinenghi. Al contempo, da ex nuotatore, mi è dispiaciuto tanto vedere Pilato e Quadarella senza medaglie al collo, perché le avrebbero meritate”.

Tornerai soddisfatto da Parigi se…
Io sono già soddisfatto. Ho partecipato a cinque Paralimpiadi, a 53 anni ne sto vivendo una sesta da portabandiera non dimenticando mai da dove sono partito… Nella mia piccola realtà meridionale non circolano tanti soldi a beneficio del ciclismo/paraciclismo, non ci sono sponsor né media pronti ‘a fare a botte’ per sostenere i tuoi progetti agonistici; ho iniziato con le mie sole forze e sono orgogliosissimo di dove sono arrivato. Certo, sono un atleta e non posso nascondere che vado a Parigi per conquistare qualcosa di importante… Voi sportivi seguiteci numerosi e cercate di cogliere tutto ciò che di buono può emergere nelle nostre competizioni – impegno, dedizione, sacrificio, determinazione – siamo atleti come tutti gli altri, come coloro che abbiamo ammirato alle Olimpiadi, con cui condividiamo i medesimi obiettivi. Non guardateci con pietismo, non ne abbiamo bisogno, piuttosto sosteneteci in quanto vostri rappresentanti nella più bella competizione sportiva del mondo, quella a cinque cerchi”.

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